Fare luce una volta per tutte sui “balzelli” nascosti – alias gli extracosti – che si annidano nelle offerte degli operatori di telefonia e generano un giro d’affari da 2 miliardi di euro. Con questo obiettivo è nata l’inchiesta di Altroconsumo che ha fatto tappa in 50 punti vendita a Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli, per verificare sul campo cosa comunicano gli addetti ai consumatori che chiedono chiarimenti sulle loro spese telefoniche. Tim, Vodafone, Wind e Tre (le offerte dei due brand sono separate anche se la compagnia è una sola) e Fastweb le compagnie finite nel mirino, in pratica le big del settore.
Dalla della segreteria telefonica al servizio “ti ho cercato”, dai costi di attivazione a quelli per rinnovare il proprio piano tariffario, fino al canone mensile per l’antivirus: queste alcune delle voci sui cui costi e persino sulla cui attivazione il consumatore non è adeguatamente informato a causa – rileva il team di Altroconsumo – della scarsa trasparenza comunicativa dei gestori. Costi che rispetto a quelli promossi dagli stessi gestori possono risultare persino raddoppiati nel passaggio dal “messaggio” alla bolletta. Di qui la decisione, da parte dell’associazione, di inviare i risultati dell’indagine ad Agcom e Antitrust: alle due Authority è stato chiesto, in una missiva, di attivarsi affinché le società di telefonia vengano obbligate a comunicare ai consumatori il prezzo finale da pagare comprensivo di tutte le componenti.
“Nei punti vendita pochi sforzi per adeguare la proposta alle esigenze del cliente, tanti per occultare i costi dei servizi attivati preventivamente sulle sim, lasciando l’utente alla propria esperienza e al proprio credito residuo – si legge nel report di Altronconsumo -. Sono i costi extra soglia, quelli su cui gli addetti preferiscono glissare più frequentemente. I negozi che non li menzionano, neanche quando si fa riferimento a possibili spese aggiuntive, sono quasi tutti: 48 su 50”.
Da questo punto di vista però Fastweb si salva: la compagnia capitanata da Alberto Calcagno – come si evince dall’indagine – ha reso gratuiti servizi che le altre compagnie continuano a far pagare. Sono gratuiti infatti i servizi: “ti ho chiamato” (che avvisa se si è ricevuta una chiamata quando il cellulare è spento o non raggiungibile), la segreteria telefonia, il controllo del credito residuo. E l’offerta non prevede inoltre vincoli di tempo e neppure costi di recesso (a parte nel caso dei piani con telefono incluso, ma in questo caso non potrebbe essere altrimenti considerato il costo del dispositivo). “I costi extrasoglia di Fastweb sono poi i più bassi, tant’è che potrebbe farne un vanto invece che tacerli”, puntualizza l’associazione riferendosi alla poca trasparenza, di aftto immotivata, nella comunicazione rilevata nei punti vendita visitati nell’ambito dell’inchiesta. Nell’inchiesta di Altroconsumo risulta un costo – pari a 5 euro – attribuito a Fastweb come costo di attivazione, ma la compagnia ha prontamente chiarito: “Ci viene erroneamente attribuito – spiega l’azienda – un costo di attivazione pari a 5 euro. Si tratta in realtà del costo fisico della sim, un costo dichiarato in tutta la comunicazione commerciale e che viene applicato da tutti gli operatori. A differenza degli altri Fastweb non applica alcun costo addizionale per l’attivazione di suddetta sim”.
Riguardo agli altri operatori queste le principali evidenze: Wind, Tre e Vodafone prevedono un costo supplementare di 2 euro ogni 20 Megabyte nel caso non si opti per le offerte a pacchetto. Vodafone fa pagare 19 centesimi al minuto, più 20 centesimi di scatto alla risposta, il servizio che consente di conoscere il credito residuo. Il servizio di segreteria telefonica con Tim costa 1,5 euro a chiamata. E per il rinnovo del piano tariffario Wind prevede una spesa di 50 centesimi a settimana.