A dare l’annuncio per primo era stato Clemens Binninger, presidente della commissione di Controllo sui servizi Segreti del Bundestag, che aveva illustrato l’intenzione del Governo tedesco di espellere un rappresentante dell’intelligence Usa di base a Berlino. Ma a fornire i dettagli, dopo che è stato chiaro che l’invitro a lasciare il Paese riguardava il capo dei Servizi americani in Germania, ci ha pensato subito dopo Steffen Seibert, portavoce del Governo: “E’ stato chiesto al rappresentante dei servizi segreti americani presso l’ambasciata degli Stati Uniti – ha detto in un comunicato – di lasciare la Germania”.
E a tornare sugli strascichi del Datagate è stata poprio oggi la cancelliera tedesca Angela Merkel, durante la conferenza stampa a chiusura dell’incontro con il premier moldavo Iurie Leanca. “Con gli Stati Uniti vedo una differenza di principi molto grande rispetto ai compiti dei servizi segreti dopo la guerra fredda – ha detto rispondendo a una domanda sui due 007 tedeschi accusati di aver fornito informazioni agli Usa – Spiare gli alleati è uno spreco di energia. In questi tempi che a volte possono disorientare, molto dipende dalla fiducia tra gli alleati. Più fiducia può significare più sicurezza».
Un primo agente era stato arrestato venerdì scorso, e aveva ammesso durante gli interrogatori di aver messo a disposizione di Washington documenti riservati sull’inchiesta di Berlino sull’Nsagate. Mentre ieri ha tenunto banco la notizia che ci sarebbe un secondo 007 di Berlino ricercato e sospettato di aver messo le informazioni di cui era in possesso a disposizione dell’intelligence Usa. “Se le accuse si dimostrassero vere – aveva detto la Merkel da Pechino – sarebbe una chiara contraddizione con quanto considero una leale collaborazione tra agenzie e alleati”