Approvato in via definitiva il disegno di legge governativo per la Concorrenza, una delle riforme previste dal Pnrr. L’Aula del Senato ha dato il via libera con 77 voti favorevoli, 40 contrari e nessun astenuto: si tratta del quarto Ddl da quando è stato istituito l’obbligo annuale, nel 2009.
Niente fair share telco-big tech
Niente da fare per l’introduzione del faur share, il contributo che le big tech dovrebbero versare per l’implementazione delle reti di Tlc. Il senatore di Forz Italia, Maurizio Gasparri, aveva presentato un emendamento al Concorrenza, appunto, per regolare questa “tassa”. Emendamento ritirato dopo il parere contrario del governo.
“Sono molto lieto di questo dibattito sul fair share perché io sono dell’avviso che il Parlamento debba discutere liberamente – ha spiegato Gasparri in Aula – Spesso il ricorso alla fiducia e ai decreti, in tutti i periodi, perché qui maestri di mancanza di fiducia non ce ne sono, impediscono questo dibattito. Faccio però presente al Presidente Boccia che gli emendamenti di cui discutiamo li ho presentati io, ce n’è uno simile della collega Paita, ma il suo gruppo non ne ha presentati. In ogni caso, io ho posto un problema generale”.
“Questi giganti del web sono potenti e il nostro governo sta facendo più dei governi precedenti – ha rincarato – Il tema dei giganti della rete esisteva pure quando Renzi era presidente del Consiglio, o quando lo è stato Gentiloni o altri. Il governo Meloni ha applicato la global minimum tax che qualcosa ha reso”.
“Qui però -avverte Gasparri – c’è un’altra questione che riguarda la rete di telecomunicazione. Se gli over the top usano questa rete, devono pagare il pedaggio. Questo è quello che proponiamo. I gruppi di maggioranza hanno espresso condivisione sul tema. Io mi dichiaro soddisfatto e cerco di convincere il governo. La nostra è una posizione chiara, dopodiché mantengo una posizione di disciplina nei confronti del governo, non per viltà ma per serietà”.
Gasparri ha poi annunciato che riproporra l’emendamento e che “la prossima volta non li ritirerò”.
“So che il ministro Urso è favorevole a questa misura e lo ringrazio. E’ una misura pro concorrenza, altrimenti noi facciamo la legge per la concorrenza, inseriamo il bagnino o il commercio ambulante perché senza penalizzare questi soggetti sembra che per l’Europa la concorrenza non sia tutelata, e poi consentiamo ai giganti della rete di non pagare l’uso della rete telefonica”.
“Il governo di centrodestra sta molto combattendo l’evasione fiscale, le entrate fiscali sono cresciute a dismisura, con un record del governo Meloni che nessun governo precedente ha raggiunto. Ma c’è ancora molto da combattere, soprattutto rispetto a realtà come Meta, Google e Facebook. Proprio nei giorni scorsi, a Milano, la Procura della Repubblica ha contestato a Meta un’evasione fiscale pari a 887 milioni. Noi abbiamo un sistema iniquo per cui il commerciante all’angolo paga il 40% di tasse o forse di più e Amazon ne paga il 2%. Questa impunità fiscale dei giganti della rete è intollerabile”, ha concluso.
Sempre sul fronte Tlc, per quanto riguarda e offerte mobili below-the-line affidata ad Agcom la vigilanza sul database della portabilità dei numeri.
Opposizioni all’attacco
Dopo il ritiro delle proposte emendative, il senatore del Pd Salvatore Nicita ha fatto propri gli emendamenti, che però sono stati bocciati. E il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha attaccato duramente i colleghi di maggioranza: “Se vogliamo dare un senso al lavoro del Parlamento, ora bisogna dire, caro sottosegretario, cambia il parere, caro governo, cambia il parere, siamo tutti d’accordo e votiamo a favore. Signor presidente, schiavi della vostra sudditanza psicologica al governo che portate sotto lo zerbino il ruolo del Parlamento, che dimostrate non contare niente come senatori, abbiate un sussulto di dignità, dimostrate di non essere delle majorette, citazione, votate per le vostre idee e non per quello che vi dice il governo con un sms”.
Per il capogruppo dei 5 Stelle al Senato, Stefano Pautuanelli, “la decisione di Gasparri di ritirare l’emendamento allineandosi al parere contrario del governo dimostra la considerazione che i senatori di maggioranza hanno del loro ruolo e del ruolo del Parlamento, umiliato per l’ennesima volta dall’Esecutivo”. “Ne è la conferma – sottolinea – l’illogica decisione della maggioranza di votare contro lo stesso identico emendamento ripresentato dall’opposizione. Ma il dato politico più grave che emerge da questa vicenda è che il governo Meloni di fatto china la testa di fronte ai giganti del web”.
Niente stop a Starlink
Niente di fare nemmeno pert gli emendamenti del Pd, firma Basso-Nicita che puntavano a mettere un freno per l’espansione della rete satellitare di Starlink in Italia, richiamando norme europee e l’uso dei fondi del Pnrr.
In un primo emendamento – spiegava una nota del Pd – “viene fatto divieto ai soggetti che esercitano il controllo di piattaforme online oggetto della regolazione del Digital Services Act (come Musk nel caso di X) di offrire servizi di connettività all’ingrosso e al dettaglio, inclusa la connettività satellitare, sul territorio italiano”. Nel secondo emendamento, veniva “esclusa la tecnologia satellitare di soggetti terzi dall’accesso alle risorse Pnrr già oggetto di gara e assegnate agli operatori di telecomunicazione”. L’emendamento riguardava anche le grandi piattaforme online e i grandi motori di ricerca.
Il commento di Intermonte
Secondo Intermonte la mancata introduzione di un contributo per le grandi piattaforme web sull’uso delle reti Tlc “elimina una potenziale misura a supporto degli operatori italiani, mantenendo invariata la pressione competitiva, con i costi di infrastruttura ancora completamente a carico degli operatori”.
“La bocciatura dell’emendamento che mirava a escludere Starlink dai piani per la banda ultralarga potrebbe aumentare la concorrenza nel segmento retail, ma anche accelerare la copertura in aree remote a beneficio dei piani Pnrr, incidendo sui modelli di business degli operatori tradizionali”, evidenziano gli analisti.
Per quanto concerne le offerte below-the-line, il ruolo di supervisione per evitare usi impropri del database della portabilità “dovrebbe ridurre il rischio di pratiche aggressive di acquisizione clienti a beneficio soprattutto di Iliad, operatore più colpito da queste offerte asimmetriche. Questo potrebbe favorire una maggiore trasparenza nel mercato, ma non ci aspettiamo alcun raffreddamento della concorrenza sul segmento low-end mobile”.
Le novità sul fronte startup
Novità sul fronte startup: viene eliminato il requisito di capitale sociale di almeno 20mila euro per la definizione di startup innovativa. Aggiunte invece norme a sostegno del venture capital: le casse di previdenza private e i fondi pensione, per mantenere l’attuale esenzione fiscale sui redditi finanziari da investimenti qualificati, dovranno investire in Fondi per il venture capital almeno il 5% dell’ammontare dell’anno precedente, quota che salirà al 10% dal 2026. Aumentata al 65% la detrazione Irpef per gli investimenti in start up in regime de minimis (incentivi che non richiedono autorizzazione Ue), ma con l’introduzione di nuovi paletti.
“Il Ddl Concorrenza segna una svolta storica sul finanziamento alle startup innovative, che è stata evidenziata anche dalle istituzioni europee e dalle associazioni di settore – ha commentato il titolare del Mimit, Adolfo Urso – Il secondo Ddl Concorrenza in due anni, che dimostra l’impegno del governo nel favorire le attività delle imprese”. “Un cambio di passo che, attraverso misure mirate, garantisce opportunità agli imprenditori e ai consumatori, incentiva l’accesso al mercato per le pmiI – cuore pulsante dell’economia italiana – e consente alle startup di svolgere il loro ruolo di motore dell’innovazione”, ha aggiunto il Ministro. In particolare, Urso ha sottolineato l’importanza delle norme attese per anni dal settore delle startup innovative, “misure che, dando attuazione agli impegni assunti nell’ambito del Pnrr, pongono l’Italia all’avanguardia. Si rende il quadro normativo più chiaro e in grado di facilitare gli investimenti in venture capital da parte di Casse di previdenza private e dai Fondi pensione. Si tratta di una svolta epocale”.