Il 2010 si apre senza che nessuno degli aspetti che nel 2009
avevano alimentato le attese e le speranze del settore Ict si sia
per il momento avviato a realizzazione: gli investimenti previsti
dal Piano Romani non sono ancora stati stanziati, i piani di
sviluppo di nuove applicazioni e servizi non sono definiti, la
banda larga non è ancora per tutti, il digital divide resta una
questione aperta.
Per reagire a un contesto di mercato che non si prospetta
migliore del precedente, le imprese devono muoversi in due
direzioni: da un lato, guardare al loro interno per recuperare
ulteriore efficienza e competitività, indispensabili per reagire
alla difficile situazione; dall’altro, cercare anche
all’estero nuove opportunità.
Nel 2010 l’Italia deve trovare la forza per uscire dal proprio
stallo e puntare – come hanno già fatto altri Paesi avanzati –
sull’intelligenza e sull’innovazione: solo così si creano
nuovi mercati, nuova occupazione, nuovo benessere. Due esempi per
tutti: gli Stati Uniti, dove il presidente Barak Obama ha scelto
di puntare sulle reti di telecomunicazioni oltre che sulle
energie rinnovabili e sulla green economy per ridare slancio a un
Paese fiaccato dalla crisi economica ma pronto a ripartire, e la
Finlandia che ha sancito per legge il diritto dei cittadini,
anche nelle zone più remote, ad avere almeno un megabit di banda
larga per le connessioni al web. Investimenti in tecnologie,
infrastrutture, servizi e contenuti digitali porteranno il Paese
a fare passi avanti sotto molteplici aspetti: il Pil, la
produttività, la creazione di occupazione, il maggior valore
aggiunto.
Ci si augura che anche Expo 2015 possa fare da acceleratore alla
ripartenza: per arrivare preparati a questo appuntamento
internazionale dobbiamo cominciare a lavorare subito, a livello
di sistema paese, mossi dal senso di urgenza generato dalla
consapevolezza di avere di fronte un’opportunità unica per
rivivere il miracolo scientifico-tecnologico degli anni ’80,
quando l’Italia è stata protagonista della nascita della
telefonia mobile. Il mondo delle imprese italiane, delle
università, della ricerca devono incominciare a collaborare oggi
per progettare applicazioni e servizi straordinariamente avanzati
che siano realmente innovativi anche tra cinque anni. La
partita dell’innovazione si gioca oggi: in palio c’è la
possibilità che l’Italia recuperi quel primato tecnologico e
quella capacità di vision che in passato le sono stati
universalmente riconosciuti e che le permetteranno di restare nel
novero dei Paesi avanzati.