De Tommaso (Anfov): “Per la competitività fibra ottica indispensabile”

“La banda larga  è indispensabile per l’uscita dalla crisi perché genererebbe un indispensabile rilancio e protezione della forza lavoro”

Pubblicato il 10 Nov 2009

“La banda larga è fondamentale per l’innovazione, la
competitività e l’occupazione del nostro paese. La bassa
efficienza delle nostre aziende non è dovuta al basso numero di
ore lavorate ma allo scarso utilizzo di sistemi informativi
avanzati. Questo scarso utilizzo, a sua volta, è soprattutto
dovuto alla mancanza di infrastrutture a banda larga”. Lo
dichiara Achille De Tommaso, presidente Anfov.

“Attenzione però a cosa si intende oggi per banda larga –
precisa De Tommaso – non si parla più di Xdsl e di cavo in rame:
le Reti di Nuova Generazione (Ngn), che sono quelle già ora
necessarie a far ben comunicare le aziende, non possono funzionare
in assenza di fibra ottica ben distribuita a livello paese. Quindi
i ritardi nel costruire queste infrastrutture in Fibra ottica. A
manterranno il nostro paese tra i meno competitivi, non solo a
livello mondiale, ma anche a livello europeo. Verso, ad esempio,
Francia, Germania e Inghilterra. Gli 800 milioni promessi dallo
Stato sono stati ora congelati in attesa della fine della
crisi”.

Secondo il numero uno di Anfov, invece, per uscire dalla crisi, i
cittadini, e soprattutto le aziende hanno bisogno di strumenti
moderni ed efficaci che solo le nuove reti possono fornire. “Ho
la vaga impressione che lo Stato pensi che la Banda Larga sia un
“nice to have”, un qualcosa in più, non strettamente
necessario. Un lusso.  E che gli operatori abbiano soldi da
spendere – ipotizza De Tommaso -. Errori madornali entrambi. La
Banda Larga, e quindi la Rete,  è indispensabile per l’uscita
dalla crisi, non solo perché genera quella competitività di cui
siamo carenti; ma perché genererebbe un indispensabile rilancio e
protezione della forza lavoro”. Un rilancio che interesserebbe
non solo il comparto Ict ma anche quelli conenssi, come le
costruzioni.  “Non si dimentichi che la crisi del comparto Ict
mette a rischio molti più posti di lavoro di molti altri comparti
di cui lo Stato ha avuto fin ora cura – conclude -. Gli
operatori, quindi, come dicevo, investiranno nelle aree dove c’è
ritorno economico a medio termine. Alle altre dovrà pensarci lo
Stato. E lo Stato deve cominciare a pensare che queste reti non
sono un lusso e che sono ormai diventate necessarie come  le altre
infrastrutture di base: Acqua ed Elettricità. Ci sogneremmo di
pensare le nostre case e le nostre aziende senza acqua o
elettricità?”

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