L'ALLARME

De Vecchis: “Decreto su golden power rischia di discriminare Huawei”

Il presidente dalla filiale italiana in audizione alla Camera: “Un’eventuale esclusione dei vendor cinesi sul mercato europeo delle telecomunicazioni avrebbe un costo di circa 55 miliardi di cui 15 miliardi per l’Italia”

Pubblicato il 17 Lug 2019

de vecchis

Affondo di Huawei contro il dl golden power.  In un’audizione alla commissione Trasporti e Tlc della Camera il presidente di Huawei Italia, Luigi De Vecchis, non ha usato mezzi termini.  “Il quadro normativo sul golden power che va delineandosi rischia di mettere Huawei in una posizione di difficoltà tale da discriminarla dalla competizione”, ha affermato il manager.

Secondo De Vecchis un’eventuale esclusione dei vendor cinesi sul mercato europeo delle telecomunicazioni avrebbe un costo di circa 55 miliardi di cui per l’Italia circa 15 miliardi di euro.

La strategia di Huawei per il 5G è stata presentata da Giuseppe Pignari, responsabile Tecnologia e sicurezza di Huawei Italia. “Il 5G è un fattore abilitante di significativi benefici economici e sociali, e a differenza delle tecnologie che abbiamo visto nel mondo delle telecomunicazioni mobili fino ad oggi – quindi 2G, 3G e 4G – nasce proprio per andare a indirizzare una nuova catena del valore e permettere uno sviluppo dell’economia – ha spiegato – Il 5G si sta sviluppando a partire dal mobile broadband, quindi le connessioni sui nostri smartphone. Qui avremo un salto di ‘fattore 10’ in termini di velocità, che andrà ad abilitare tutta un’altra serie di applicazioni di realtà aumentata, realtà virtuale e video in tre dimensioni. Potremmo disporre mediamente di bande intorno a 700-800 megabit e fino ad 1 gigabit al secondo sui nostri dispositivi. Oggi nel 4G, quando va bene, parliamo di 70-80 megabit, e quindi c’è veramente un ‘fattore 10’ che andrà ad abilitare applicazioni oggi non immaginabili

Nella tecnologia 5G “la cosa più importante sono le telecomunicazioni ad altissima affidabilità e bassa latenza, che andranno ad abilitare tutta una serie di applicazioni nell’ambito dei veicoli connessi, della gestione dei droni e dello smart manufacturing – ha evidenziato – E poi c’è una seconda area che riguarda l’internet delle cose. La densità dei sensori crescerà di un ‘fattore 1000’ rispetto alla data odierna. Il 5G nasce per andare a soddisfare un numero di requisiti molto più ampio rispetto al 4G. Il 5G è un fattore abilitante, ma non è solo grazie a lui che potremo ottenere tutto questo. Nei ‘trial’ di Milano e Matera è stato fatto un esperimento che ha fatto vedere come per andare a costruire queste applicazioni siano necessarie decine di pattern. Non è più, come in passato, una questione tra operatore e venture di tecnologie, come può essere Huawei. Bisogna mettere insieme un bacino di competenze molto ampio”.

“Il 5G è abilitante, ma se vogliamo veramente scatenare il suo effetto benefico sull’economia del Paese dobbiamo capire che questo deve essere fatto attraverso un ecosistema che va oltre il semplice operatore-vendor – ha sottolineato Pignari – Bisogna tirare in ballo tutta un’altra serie di player che prima non erano in gioco. Il 5G vivrà due fasi: la prima è quella dove si utilizzerà appieno tutto l’installato esistente della parte 4G e 4.5G. Gli operatori che hanno investito nel 4 e 4.5G potranno ottimizzare i loro investimenti semplicemente andando ad aggiungere un nuoto tipo di accesso radio. I primi servizi saranno più tradizionali. Si arriverà poi – e dipenderà molto dal mercato e dagli investimenti – alla fase ‘stand-alone’, dove ci sarà una nuova core 5G che andrà ad abilitare i servizi”.

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