Il 5G per Huawei è un’era iniziata già da cinque anni e ora l’azienda cinese è concentrata sul passo successivo: gli ecosistemi digitali abilitati dalla nuova tecnologia mobile. Lo ha dichiarato Luigi De Vecchis, Presidente Huawei Italia, intervenendo alla tavola rotonda “5G the new normal: quali casi, quali soluzioni” nell’ambito del terzo appuntamento del web summit Telco per l’Italia 2020 organizzato da CorCom e Digital360.
“Huawei sta già andando oltre”, ha affermato De Vecchis. “Come gruppo investiamo il 15% fatturato in R&D, oltre 15 miliardi di euro, ma adesso ci stiamo concentrando anche sull’ecosistema: sistemi AI, cloud, realtà aumenta e realtà virtuale, Industry 4.0 e il nostro chip, che sarà semplice da usare e accessibile a tutti. All’Europa e all’Italia vorrei dire”, ha proseguito De Vecchis, “che solo chi avrà la lungimiranza di capire che non è la sola infrastruttura 5G, ma l’intero ecosistema digitale a dare successo al paese, potrà ottenere quella produttività e competitività che oggi mancano in Europa”.
Il concetto di ecosistema va applicato all’intero sostrato economico, ha sottolineato il Presidente di Huawei Italia; “non è possibile fermare questa opportunità con fake news, atti di vandalismo sulle infrastrutture e argomentazioni che hanno a che fare con la geopolitica”.
De Vecchis ha anche ricordato il ruolo cruciale svolto dal 5G in Cina nella gestione dell’epidemia di Covid-19 grazie a “risposte digitali tempestive, accurate e intelligenti. Senza 5G la Cina non sarebbe riuscita a contenere e risolvere l’emergenza; pensiamo ad esempio alle interconnessioni 5G tra ospedali e alle diagnosi da remoto che hanno permesso di ridurre i numeri dei contagi e delle vittime”.
In Italia, le stesse soluzioni 5G di Huawei (insieme a Retelit) hanno permesso di collegare l’ospedale di Cotugno (Napoli) all’ospedale Zhongshan di Shanghai per lo scambio di informazioni e consulti tra medici ed esperti cinesi e italiani. La Cina sul 5G si sta portando avanti con passi da gigante, ha evidenziato ancora il Presidente di Huawei Italia: “Pechino ha in programma di installare 550mila stazioni base entro la fine del 2020. In Italia non siamo messi male nel rapporto tra antenne e abitanti, ma ci penalizza la morfologia territorio”.
Oltre a premere l’acceleratore sull’infrastrutturazione, per Huawei l’Italia potrà crescere puntando su giovani e competenze: per questo l’azienda cinese, che in Europa ha 18 centri di ricerca con 12mila addetti, sta rafforzando i rapporti con le università. “I giovani sono la linfa vitale delle aziende che fanno innovazione”, ha affermato De Vecchis. “Huawei ha per esempio il programma Seeds for the future, che porta studenti europei dell’ambito Ict in Cina per due settimane di studio”.
Si tratta di un supporto alle università e ai paesi, ha concluso De Vecchis, che mira anche a contenere la fuga dei cervelli: “Ci stiamo riuscendo consentendo di fare ricerca e sviluppo operativi con Huawei“, ha detto il top manager. “Questo alimenta l’intero sistema R&D su scala sia nazionale che globale”.