Dècina: “Servono più frequenze. O sarà l’ingorgo”

Il guru delle Tlc: “Il Piano frequenze porta l’Italia un passo avanti, ma non basta. Per le nuove applicazioni mobili serve banda televisiva”

Pubblicato il 21 Giu 2010

«Il Piano nazionale delle frequenze dell’Authority per le
Comunicazioni può anche essere accolto come un passo avanti, ma di
sicuro non basta». Maurizio Dècina, docente di Telecomunicazioni
al Politecnico di Milano, fra i massimi conoscitori del mondo delle
Tlc in Italia, ha un’obiezione di carattere generale da sollevare
rispetto alle scelte compiute in questo campo dal governo e dalla
stessa Authority guidata da Corrado Calabrò. “In quel piano non
c’è ancora la soluzione al problema principale delle nostre
telecomunicazioni, che oltretutto promette di diventare sempre più
grave”.
Quale sarebbe questo problema, professore?
La
scarsa disponibilità delle frequenze utilizzabili per la
trasmissione dei dati sul mobile. Tra la terza e la quarta
generazione della telefonia cellulare si è verificata un’enorme
crescita del traffico sulla rete e le risorse di spettro
disponibili non bastano più per soddisfare queste richieste. È un
tema che tutto il mondo si prepara ad affrontare come una
priorità, ma che da noi si fa ancora fatica a spiegare.
Vuol dire che la telefonia mobile ha bisogno di nuove
frequenze?
Certo. L’assegnazione delle porzioni di
spettro liberate dalla tv digitale è fondamentale per le nuove
applicazioni della telefonia mobile. Tant’è che in Germania le
hanno già destinate a questo scopo. Lo stesso si preparano a fare
in Inghilterra, in Francia e nella maggior parte dei paesi europei.
Negli Usa hanno già incassato 20 miliardi mettendo all’asta per
gli operatori di telefonia mobile uno spettro molto più ampio di
quello dei paesi europei. Il governo Usa, con il National broadband
action promette addirittura ai broadcaster una quota parte degli
incassi dell’asta per ripagarle dello spettro che vorranno cedere
ai telefonici. L’Italia è, da questo punto di vista,
all’ultimo posto.
Ma proprio su questo terreno il Piano nazionale delle
frequenze è stato visto come un passo importante…
Il
Piano dice forse che il dividendo ottenuto con la tv digitale vada
assegnato agli operatori di telefonia mobile anziché a quelli
della televisione?
No, ma in Agcom sottolineano che una decisione del genere
non rientra fra i loro compiti. Sarà la politica a stabilire la
destinazione delle frequenze, ma intanto è stato evitato il far
west.
Sono contento che sia stato evitato il far west,
ma forse non è ancora ben chiara la situazione verso cui stiamo
andando. Il fatto è che la trasmissione dati via rete cellulare ha
bisogno di tanta, tantissima banda per sviluppare le sue
potenzialità. Questa banda oggi non c’è e finché non sarà
disponibile tutti i servizi di cui si sente parlare, a partire
dalle meraviglie dell’iPad, resteranno al palo. Per essere
chiari: c’è bisogno che i broadcaster mollino le frequenze e le
lascino usare alle Tlc, cosa che al momento non mi pare proprio si
stia verificando.
I servizi evoluti come la consegna di e-book o nuovi
giornali in formato digitale hanno bisogno di molta più banda di
quella disponibile oggi?
Ne avranno bisogno le persone,
se vorranno collegarsi tutti nello stesso momento per ricevere
questi contenuti, cosa che certamente accadrà se i nuovi servizi
avranno successo. La banda disponibile sulle frequenze mobili è a
malapena sufficiente per gli usi ridotti che se ne fanno oggi:
qualcuno che scarica le e-mail, qualcun altro che fa un po’ di
navigazione su Internet. Ma il giorno in cui l’uso della rete
mobile per trasferire i dati diventerà veramente di massa, si
toccherà con mano il problema: saremo tutti bloccati in un
gigantesco ingorgo.
È in corso un aumento degli utenti che usano la banda
larga mobile tale da giustificare questa
preoccupazione?
Altroché. Ed è proprio quel che si
tarda a capire in Italia. È in corso in tutto il mondo un fenomeno
impressionante che ha sorpreso anche me per la sua velocità. Le
ultime previsioni dicono che da qui al 2015 l’accesso a Internet
da telefono mobile raddoppierà in termini di utenti e supererà
quello della banda larga fissa. Il sorpasso che è avvenuto negli
anni passati per la voce, che ha portato il numero dei telefoni
mobili nel mondo a 4,6 miliardi di cellulari contro 1,5 di linee
fisse, sta per avvenire per la trasmissione dei dati su Internet.
Nel giro di pochi anni i telefoni mobili con l’accesso a larga
banda diventeranno 4 miliardi, mentre i fissi resteranno intorno a
un miliardo e mezzo, al massimo due.
La velocità a cui viaggiano oggi i dati sulla rete non
sembra sufficiente per le applicazioni di nuova generazione,
indipendentemente dall’affollamento della rete…
Ma
presto non sarà più così. L’Hsdpa e l’Lte si diffonderanno
rapidamente e sempre più gente comincerà a usare la rete mobile
come oggi è abituata a usare la rete fissa. A quel punto, se non
ci sarà banda disponibile cominceranno i dolori: ci sarà un danno
gravissimo, una strozzatura per tutta l’economia, che
costringerà l’Italia a restare indietro rispetto a molti altri
paesi.

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