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Decreto Asset, il fair share Tlc-Ott targato Lega e Forza Italia

Approvati gli ordini del giorno a firma Gasparri, Minasi, Germanà, Potenti, Bizzotto e Cantalamessa che impegnano il Governo a valutare l’opportunità di prevedere un contributo, da destinare agli investimenti nelle reti di nuova generazione, a carico dei soggetti che offrono, attraverso la rete Internet, servizi, contenuti e applicazioni di tipo “rich media”, responsabili di almeno il 5% del traffico dati

Pubblicato il 05 Ott 2023

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Il fair share entra nel Decreto Asset: il testo ha l’ok definitivo della Camera (155 voti favorevoli, 108 contrari e 2 astenuti), dopo l’approvazione del Senato. Tra le misure ci sono due ordini del giorno della maggioranza che chiedono al Governo di valutare l’introduzione di misure per far contribuire gli Ott agli investimenti sulle reti di telecomunicazioni. Gli ordini del giorno del Senato sono firmati, rispettivamente da “Minasi, Germanà, Potenti, Bizzotto, Cantalamessa” della Lega (SCARICA QUI IL DOCUMENTO COMPLETO) e da Gasparri, Damiani” di Forza Italia (SCARICA QUI IL DOCUMENTO COMPLETO).

Il testo prevede anche risorse per un eventuale ingresso del ministero dell’Economia nella rete di Tim, autorizzando una spesa massima di oltre 2,5 miliardi.

Il decreto legge (“Disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici”)’, conta 41 articoli e tra le misure figurano quelle per contrastare il caro-voli e il prelievo ‘una tantum’ sugli extra-profitti delle banche.

Il governo valuti l’opportunità del fair share

Come si legge nell’Odg della Lega, “Il Senato, in sede di conversione del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici (…), “impegna il Governo: a valutare l’opportunità di prevedere un contributo a carico dei soggetti che offrono, attraverso la rete Internet, servizi, contenuti e applicazioni di tipo ‘rich media’, responsabili di almeno il 5 per cento del traffico dati così come rilevato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, esclusi i fornitori di servizi di media audiovisivi e radiofonici e i concessionari radiofonici che operano in Italia ai sensi dell’articolo 2 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 208, da destinare agli investimenti per l’adeguamento delle reti alla crescita del traffico dati e per l’implementazione di infrastrutture di nuova generazione”, in linea con gli obiettivi della Commissione europea previsti nella Comunicazione “Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale.

“La domanda di servizi internet da parte di imprese, Pubblica amministrazione e cittadini è in forte crescita”, si legge nella premessa dell’Odg, ed “è necessario promuovere la realizzazione di infrastrutture di nuova generazione e rendere le stesse sicure rispetto alle minacce cibernetiche che mettono a rischio attività economiche considerate strategiche”.

Boom dati: gli Ott e gli investimenti di rete

Di tono analogo l’Odg di Forza Italia. Premesso che tra gli obiettivi europei della “Bussola per il digitale 2030″ (decennio digitale” vi è quello di favorire l’adeguamento e l’implementazione delle reti di telecomunicazioni con vantaggi in termini di digitalizzazione delle piccole e medie imprese, nonché di superamento del divario digitale tra le diverse aree del Paese, e che “occorrerebbe prevedere misure volte ad assicurare un contributo, da parte dei soggetti che offrono determinate tipologie di servizi digitali e sono responsabili di almeno il 5 per cento del traffico dati, agli investimenti nelle reti di telecomunicazioni, con l’intento di adeguarle alla crescita del traffico, promuovere la realizzazione di infrastrutture di nuova generazione e rendere le stesse sicure rispetto alle minacce cibernetiche che mettono a rischio attività economiche considerate strategiche, escludendo dall’ambito applicativo i fornitori di servizi di media audiovisivi e radiofonici e i concessionari radiofonici che operano in Italia (…) impegna il Governo: a valutare l’opportunità di adottare disposizioni volte a recepire le indicazioni esposte in premessa”.

Il Governo e la rete Tim: sul piatto 2,5 miliardi

Nel Dl sono confluite anche le disposizioni che permettono al ministero dell’Economia e delle Finanze di acquisire una partecipazione fino al 20% della società Netco della rete fissa di Tim.

Viene autorizzata una spesa massima di oltre 2,5 miliardi, maggiore di quella prefigurata a fine agosto, quando il governo, con un atto formale, ha autorizzato il ministero dell’Economia a entrare nella Netco garantendo le risorse finanziarie – fino a 2,2 miliardi – per acquistare fino al 20% della futura società della rete.

La partecipazione del Mef alla Netco di Tim “sarà di minoranza”, aveva precisato il ministro Giancarlo Giorgetti, ribadendo che si tratta di una partecipazione “finalizzata a assicurare comunque l’esercizio di poteri speciali, sostanzialmente la capacità di incidere in termini di strategia di sicurezza su quella che consideriamo una infrastruttura, la rete di Tlc, come decisiva per il futuro del Paese”.

Il fondo americano Kkr, già azionista di Tim, sta trattando in esclusiva per l’acquisto della società della rete.

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