Il decreto del Fare incassa la fiducia della Camera: i sì sono stati 427, mentre 167 i voti contrari. Ora la palla passa al Senato. Tra le novità più rilevanti sul fronte innovativo introdotte con emendamenti votati nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali, quella sulla PA digitale.
Dal 1° gennaio 2015 i professionisti con partita Iva potranno comunicare le fatture per via telematica all’Agenzia delle Entrate e avranno, per questo, dei vantaggi: 10 obblighi normativi in meno rispetto a chi fattura in cartaceo: Lo prevede un emendamento al cosiddetto Decreto del Fare (il 50.4), a prima firma di Marco Causi (Pd), approvato nella notte dalle commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera.
“È il primo tassello – commenta il piddino Marco Causi, primo firmatario dell’emendamento votato dalle Commissioni Bilancio e Affari Costituzionali – per l’avvio dell’era della fatturazione elettronica. Questo era un emendamento voluto dalla Commissione Finanze per avviare un’era nuova e per contrastare l’illegalità”.
L’emendamento aggiunge all’articolo 50 del Decreto del Fare un articolo 50 bis in cui si dispone appunto che “a decorrere dal 1° gennaio 2015 i soggetti titolari di partita Iva possano comunicare in via telematica all’Agenzia delle Entrate i dati analitici delle fatture di acquisto e cessione di beni e servizi, incluse le relative rettifiche in aumento e in diminuzione. Gli stessi soggetti trasmettono l’ammontare dei corrispettivi delle operazioni effettuate e non soggette a fatturazione, risultanti dagli appositi registri”.
Chi ricorrerà alla fatturazione elettronica non dovrà attenersi all’obbligo dell’elenco clienti-fornitori e a quello della dichiarazione degli acquisti da fornitori della black list. Inoltre al soggetto che fattura elettronicamente non si applicherà la normativa in materia di responsabilità solidale, né quella sullo spesometro (obbligo di dichiarare gli acquisti sopra i 3 mila euro).
Caduti tutti gli obblighi per l’offerta del Wi-Fi al pubblico: una schiera di parlamentari e tecnici sono riusciti ieri sera in extremis a modificare l’articolo 10 del decreto del Fare, in Commissione Bilancio. Questa infatti ha accolto un emendamento proposto dal relatore Francesco Boccia (il solo che poteva proporli), che a sua volta ha ascoltato le indicazioni di tanti, tra parlamentari e tecnici, schierati contro il precedente testo del decreto.
Sempre sul fronte PA digitale, il provvedimento istituisce il sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale di cittadini e imprese (Spid). “Per favorire la diffusione di servizi in rete e agevolarne l’accesso da parte di cittadini e imprese, anche in mobilità, è istituito, a cura dell’Agenzia per l’Italia digitale il sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale di cittadini e imprese (Spid)”, si legge nel testo del decreto.
Il decreto inoltre dà un colpo di acceleratore ai decerti attuativi del Crescita 2.0, accentrandone la titolarità al la titolarità al Presidente del Consiglio se questi non verranno approvati entro 30 giorni anche senza aspettare l’accordo tra i ministeri.
Ma non ci sono solo luci nel testo licenziato dalla Camera. Le ultime modifiche al testo decise nelle Commissioni Bilancio e Affari e Costituzionali della Camera hanno attinto da risorse stanziate con precedenti decreti – tra cui appunto la banda larga – per coprire alcuni provvedimenti. In particolare sono stati stralciati 20 milioni dai 150 milioni finanziati dal Crescita 2.0 per l’Agenda Digitale che sarebbero serviti a eliminare il digital divide al Centro Nord, obiettivo che a questo punto diventa più difficile raggiungere. In realtà il Crescita 2.0 indicava come termine di copertura totale il 2013, ma i bandi sono appena partiti e quindi il ministero allo Sviluppo economico aveva deciso di rimandare tutto al 2014.Non sono stati toccati invece i 100 milioni di euro che il Mise sta stanziando per il Sud, dove – tra l’altro – sono state avviate gare per la banda ultralarga a partire dalla Campania. Ma sul taglio il governo si è affrettato a puntualizzare, per bocca del viceministro alle Comunicazioni, Antonio Catricalà, che i 20 milioni saranno reperiti nella prossima legge di stabilità.
“Non possiamo tornare indietro sulle promesse fatte e dobbiamo recuperare questi 20 milioni – tagliati per necessità – alla banda larga. Troveremo la copertura nella legge di stabilità”, ha annunciato in occcasione di un convegno a Roma sulle Tlc.
Cristiano Radaelli, presidente Anitec e vicepresidente Confindustria Digitale, saluta positivamente la fiducia appena votata dalla Camera. Oltre all’accelerazione sui decreti attuativi è positiva, secondo Radaelli, l’approvazione della nuova regolamentazione sul wi-fi, ma anche l’introduzione del fascicolo sanitario elettronico e l’assegnazione automatica della casella di posta certificata ai cittadini che chiedono il documento unificato. “La casella di posta – conclude Radaelli – avrà anche la funzione di domicilio digitale. Questo permetterà gradatamente di corrispondere in modo telematico con tutta la popolazione italiana e abituerà i cittadini a interloquire con l’amministrazione pubblica senza utilizzare documenti cartacei, ma in modo veloce, efficiente e facilmente tracciabile. Stessa valutazione è da farsi anche per il Sistema Pubblico di Identità Digitale”.