“Non abbiamo in programma di vendere l’asset adesso. Abbiamo ricevuto offerte d’acquisto troppo basse“. L’amministratore delegato di Deutsche Telekom, Tim Hoettges, spiega così il passo indietro della compagnia rispetto alla volontà di vendere T-Mobile Olanda. A causare il ripensamento le offerte finite sul piatto della telco tedesca, evidentemente tutt’altro che soddisfacenti dal punto di vista economico-finanziario.
Secondo alcune indiscrezioni, le proposte avanzate dai due contendenti rimasti in gara, ossia i due fondi di private equity Warburg Pincus e Apollo, non sono mai andate oltre il 2,7 miliardi di euro. Una cifra non in linea con le aspettative della compagnia telefonica, che aveva fissato l’asticella minima sui 3 miliardi. L’Ad Hoettges ha spiegato che il gruppo avrà ora “l’opportunità di considerare altri accordi in Olanda”, nella speranza di trovare un acquirente deciso a risollevare le sorti di un’azienda che dal 2011 al 2014 ha perso circa 1 milione di abbonati.
Troppo forte la concorrenza del colosso Royal Kpn, ma anche della più piccola Tele2. Non sarà un caso che anche Vodafone sia recentemente corsa ai ripari, come dimostra l’accordo siglato con Liberty Global per la costituzione di una joint venture paritetica, che sarà effettuata tramite la fusione delle rispettive attività in terra olandese.