“Le PA siano il driver principale e guidino tutti gli attori coinvolti nel trasformare i nostri contesti urbani e le nostre città in smart cities in cui i cittadini possano vivere bene, fruire di servizi innovativi e sentirsi e ri-fare comunità”. Non usa mezzi termini Cristiano Radaelli intervenendo, dopo la premessa di Marino Simoni Presidente Consorzio dei Comuni Trentini, a Trento nell’ambito di “Digital Cities of the Future”, una due giorni di approfondimento coorganizzata da Trento Rise, dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci), dal Consorzio dei Comuni Trentini e dallo Eit Ict Labs Italy, con sede a Trento
Il presidente Anitec (Associazione Nazionale Industrie Informatica, Telecomunicazioni ed Elettronica di Consumo) e vicepresidente di Confindustria Digitale, infatti, indica nell’azione e nella volontà politica ancor prima delle tecnologie il vero motore in grado di trasformare i nostri centri abitati in nuove comunità in cui siano proprio gli stessi abitanti gli attori principali.
Se è vero che l’evoluzione tecnologica ha trasformato la stessa struttura fisica delle città e le sue organizzazioni nello spazio, abbattendo la divisione tra aree industriali, ricreative, residenziali, dall’altro è altrettanto vero che le sole tecnologie non sono sufficienti a far sì che una città possa essere e definirsi smart.
“E’ necessario avere e darsi una visione, capire dove vogliamo andare – le parole di Radaelli – e far sì che tutti i soggetti coinvolti in questa rivoluzione si muovano nella stessa direzione. La sola infrastruttura tecnologica non serve. Solo se si ha un’idea di futuro si può pianificare anche come concretizzarla, con quali risorse e con quali partner”. E i cittadini rappresentano il primo attore con cui lavorare e con cui progettare le nuove città innovative e una nuova socialità urbana in cui a fare la differenza. “Istruzione, creatività e capacità realizzativa saranno leve fondamentali per far sì che possano realizzarsi appieno tutte le trasformazioni innovative che la tecnologia può abilitare”. E in questa direzione dovranno essere orientati anche investimenti futuri e linee di sviluppo, con l’ente pubblico chiamato ancora una volta ad avere un ruolo strategico e centrale.
“Alcuni punti importanti e accolti con soddisfazione erano presenti già nel primo decreto sull’Agenda Digitale – conclude Radaelli -. Anche la nuova normativa sul wi-fi pubblico va nella giusta direzione, anche se si dovrebbe fare di più per attrarre investimenti e capitali umani dall’estero. Il visto digitale è uno strumento imprescindibile per abbattere un ostacolo importante. Più in generale è necessario definire delle linee di sviluppo e portarle fino in fondo, coinvolgendo i cittadini e cercando sinergie virtuose tra pubblico e privato che sappiano sviluppare soluzioni innovative e un contesto urbano che garantisca alta qualità della vita e benessere alle comunità”.