il dibattito

Digital Networks Act, Ccia: “I satelliti per spingere la banda larga, no a nuovi oneri regolatori”



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La Computer & Communications Industry Association accende i riflettori sulla necessità di mettere in campo tutte le tecnologie disponibili per accelerare sull’infrastrutturazione europea evitando di imporre nuovi obblighi che possano scoraggiare lo sviluppo dell’innovazione a danno della competitività continentale

Pubblicato il 28 gen 2025




Sul piano della connettività improntata all’obbligo di servizio universale, l’Europa dovrebbe concentrarsi su tecnologie efficienti dal punto di vista dei costi. I satelliti in orbita bassa sono in questo senso una soluzione in grado di connettere aree remote e poco servite in tutto il continente, facendo risparmiare all’Ue decine di miliardi di sussidi, che potrebbero invece essere utilizzati per altre priorità. È questo uno dei pareri emersi dal tavolo di lavoro riunitosi a Bruxelles per discutere il percorso dell’Europa verso gli obiettivi di connettività del 2030.

La riunione è stata convocata dalla Computer & Communications Industry Association (Ccia Europe) per affrontare i rischi per la competitività digitale dell’Europa, tra cui i potenziali nuovi oneri normativi e i meccanismi di arbitrato sbagliati, nonché l’urgente necessità di ampliare il dibattito tecnologico oltre il 5G e la fibra.

No a nuovi obblighi sulle infrastrutture

Il dibattito si è incentrato sull’imminente Digital Networks Act (Dna) e sul modo in cui il framework dovrebbe guidare l’innovazione senza mettere in pericolo l’Internet aperto o rallentare l’adozione dell’AI e del cloud. A confrontarsi sul tema, un ampio gruppo di politici, regolatori, leader del settore e Ong.

Molti partecipanti hanno messo in guardia da una Dna che imponga ulteriori obblighi alle reti di distribuzione dei contenuti e ai servizi cloud. Infatti, sia i fornitori europei di cloud che gli hyperscaler globali hanno avvertito che alcune misure potrebbero rallentare la spinta all’innovazione, minando l’obiettivo dell’Ue di un’adozione del 75% delle tecnologie AI e cloud da parte delle imprese.

Per esempio, l’estensione del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche ai fornitori di cloud, servizi digitali e contenuti è stata segnalata come particolarmente problematica. Gli esperti, tra cui i gruppi per i diritti digitali e i consumatori, hanno avvertito che il meccanismo di arbitrato del codice “potrebbe agire come una porta di servizio per le tariffe di utilizzo della rete, contravvenendo alla neutralità della rete”. Nonostante sia stato respinto in due successive consultazioni pubbliche dalla maggioranza delle parti interessate, le richieste per l’introduzione di un meccanismo di arbitrato nella Dna continuano a persistere.

La tavola rotonda ha quindi sottolineato la necessità di politiche europee che promuovano l’innovazione, proteggano la neutralità della rete e facciano un uso migliore dei fondi disponibili.

Occorre sfruttare tutte le tecnologie disponibili

“Gli obiettivi europei di connettività per il 2030 sono a portata di mano, ma per raggiungerli è necessario che l’Unione europea adotti un approccio più completo, che abbracci pienamente il cloud computing, l’intelligenza artificiale e le tecnologie di connettività alternative come i satelliti”, ha commentato Maria Teresa Stecher, responsabile delle politiche di Ccia Europe.

“La legge sulle reti digitali dovrebbe concentrarsi sullo sfruttamento di tutte le tecnologie disponibili. Per questo motivo la Commissione europea dovrebbe astenersi dall’imporre ulteriori obblighi o oneri normativi, in quanto ciò scoraggerebbe l’adozione di tecnologie di connettività e servizi digitali innovativi, danneggerebbe i consumatori e aggiungerebbe costi inutili all’economia digitale europea. Purtroppo, la richiesta che i fornitori di contenuti e applicazioni online debbano pagare gli operatori di telecomunicazioni per il traffico internet che i clienti hanno già pagato, sembra essere ancora viva”, ha chiosato Stecher.

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