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Digitale tema bipartisan, 5S e opposizione uniti: “Serve un ministro ad hoc”

5 Stelle, Pd e Forza Italia concordano sulla necessità di avere una figura di riferimento sui temi chiave per la svolta 4.0. Sullo sfondo la questione rete: uno spreco avere due infrastrutture, ne serve una a controllo pubblico

Pubblicato il 14 Giu 2018

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Il futuro dell’Italia si gioca sul digitale e sulle reti che abilitano l’economia 4.0. A Telco per l’Italia la politica si è confrontata sul ruolo che possono svolgere le istituzioni e quali azioni mettere in campo per non perdere quanto stato fatto finora – Piano Bul, strategie per il 5G – e tenere la barra dritta su temi strategici per la crescita.

Mirella Liuzzi, deputata 5 Stelle, ha rassicurato circa la volontà del nuovo governo di andare avanti sul roll out del piano banda ultralarga “arricchendolo però con il 5G”, ha detto la parlamentare “perché lo sviluppo delle quinta generazione mobile non può che andare di pari passo con il fisso”. “Si tratta di un impegno strettamente collegato all’esercizio dei diritti di cittadinanza digitale – ha spiegato Liuzzi – che sono al centro del programma di governo dei 5 Stelle”. Per Liuzzi i tempi sono maturi per fare un ministro per il Digitale. “Un’unica cabina di regia darebbe una direzione unica al lavoro di tanti ministeri – ha sottolineato – Ci troviamo nelle prima fase di governo, ma non escludiamo che una scelta tale possa essere fatta nei prossimi mesi”.

Sulla necessità di avere una figura di riferimento per l’innovazione concorda anche Antonello Giacomelli, deputato Pd ed ex sottosegretario alle Comunicazioni. “Mi spingo oltre – ha detto – e arrivo a dire che all’Italia serve un ministero alla Comunicazioni sotto il cappello del quale portare le Tlc, le Tv e anche il digitale. Un ministero con autonomia e dignità”. Facendo riferimento al nuovo governo Giacomelli si è detto pronto a sostenere il ministro allo Sviluppo economico e al Lavoro, Luigi Di Maio “qualora ci fosse l’impegno a continuare sulla strada tracciata, anche partendo dall’urgenza di innovare ma con la consapevolezza di voler andare avanti perché c’è in gioco il futuro del Paese”.

“Il digitale, le tlc e industria 4.0 non sono temi della maggioranza o dell’opposizione – ha avvertito Giacomelli – ma di tutto il Paese e sui quali serve la maggiore convergenza possibile. Il governo precedente ha fatto molto per banda larga e 5G ma ora si apre la sfida sui servizi”.

Per quanto riguarda il tema delle rete, Giacomelli ha tirato fuori uno dei suoi cavalli di battaglia: la rete unica a controllo pubblico. “Solo una rete siffatta – ha spiegato —può garantire alti standard tecnologici a prescindere dall’esistenza della domanda che è invece il driver di investimento dei privati. Immagino una rete che sia talmente moderna e performante da fare essa stessa driver di domanda di servizi”.

Infine il deputato dem ha concluso il suo intervento sottolineando come per l’asta per il 5G ”più che fare cassa punterei a mantenere lo spirito della sperimentazione ovvero prevendendo vincoli per far proseguire il coinvolgimento di imprese italiane, università e centri di ricerca nella realizzazione di servizi”.

D’accordo sulla rete unica anche Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia. “Avere una doppia rete (il riferimento è a quelle di Tim e di Open Fiber ndr) – ha detto – è uno spreco. Serve invece una rete a controllo pubblico che garantisca servizio universale e parità di accesso agli operatori”. Tema cruciale anche il sostegno alle imprese. “Neflix & co stanno cannibalizzando il mercato – ha concluso – La politica ha la responsabilità di accompagnare le imprese del settore verso una rivoluzione che le dovrà rendere più competitive e produttive”.

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