A Cuba soffia un vento di rivoluzione, ma questa volta nella direzione del libero mercato. L’azienda pubblica delle telecomunicazioni, Etecsa, ha infatti annunciato sul proprio sito web che saranno rilasciate ai privati licenze di vendita dei servizi di telefonia. Anche a L’Avana, dunque, fra qualche tempo si avrà una pluralità di offerta come accade ad esempio in Italia con le tariffe di Telecom e dei suoi concorrenti? Non proprio, ma l’apertura ai privati è un passo decisivo in questo senso.
Il provvedimento sulle telecomunicazioni si inserisce in quella serie di “liberalizzazioni”, approvate dal governo di Raul Castro (nella foto), allo scopo di sviluppare un sistema economico, quasi totalmente pubblico, con l’ingresso di privati. Nello specifico si parla di “agenti di comunicazioni” che potranno fornire servizi di telefonia, vendere schede telefoniche o garantire l’accesso a internet.
I cittadini cubani potranno dunque accedere a servizi alternativi a quelli forniti da Etecsa e acquistare pacchetti di chiamate locali, regionali e anche internazionali. Gli “agenti di comunicazioni” riceveranno anche i pagamenti delle bollette telefoniche, ma le tariffe saranno rigidamente regolamentate sempre dall’azienda statale.
Di fatto i costi dei servizi saranno uguali a quelli di Etecsa che però garantirà delle commissioni agli agenti per le loro prestazioni offerte. Gli “agenti di comunicazioni”, prima di cominciare a vendere i prodotti, dovranno però essere autorizzati dall’ente statale e pagare le tasse sulla licenza. Sarà dunque da verificare il reale impatto di questa riforma nel settore delle telecomunicazioni, la Etecsa ha il concreto obiettivo di decongestionare gli affollati uffici commerciali.
Gli “agenti di comunicazioni” sono dunque nuove figure professionali che vanno ad ampliare l’elenco dei poco più di 200 mestieri che possono essere esercitati “autonomo”. I lavoratori indipendenti, a Cuba, sono attualmente circa 436 mila, principalmente nei settori della ristorazione, alberghiero e dei trasporti. Oltre a questi sono anche da citare anche circa 180 mila persone fra agricoltori e allevatori che lavorano in maniera autonoma.
Per trasformare il modello economico cubano in un sistema veramente liberale, ovviamente servono nuove regole e una maggiore autonomia alle categorie di lavoratori per la fornitura di servizi e prestazioni. Tuttavia la direzione presa dal governo di Raul Castro, fratello di Fidel, verso un “liberalismo moderato” sembra raccogliere consenso in una popolazione da sempre esasperata dal rigido statalismo.