IL REPORT

Energia e inflazione, stangata sulle telco. Sarmi: “Serve politica industriale”

I dati sul mercato presentati in occasione del Forum di Asstel. Per fine anno atteso un peggioramento della situazione. Continua la guerra dei prezzi: tariffe a -33%, il calo più alto in Europa

Pubblicato il 14 Nov 2022

tlc

L’aumento dei costi dell’energia e l’inflazione stanno contribuendo a mettere in difficoltà il mondo italiano delle telecomunicazioni, che già registrava difficoltà e una dinamica dei ricavi in discesa. A evidenziarlo sono i dati che emergono dall’edizione 2022 del Rapporto sulla filiera delle telecomunicazioni in Italia, elaborato dagli “Osservatori Digital Innovation” della School of Management del Politecnico di Milano e presentato a Roma da Asstel.

Il valore economico della filiera

Il valore economico della filiera delle tlc è su scala globale, secondo il report (qui tutti i dati), di circa 2mila miliardi di dollari, pari a circa il 2% del Pil mondiale. Il maggiore dinamismo si riscontra nei mercati asiatici, dove nell’ultimo decennio i ricavi sono cresciuti in media del 3,2%, a fronte del +1% del mercato europeo. Il calo dei prezzi registrato in Italia dal 2020 al 2021 pari al -2,7%, mentre in Europa si è mediamente registrato un +0,6%. Il calo dei prezzi in Italia appare in tutta la sua evidenza se si considera il decennio che va dal dicembre 2020 al dicembre 2021, con un -33%, la diminuzione più alta che si sia registrata in Europa.

Passando ad analizzare i ricavi degli operatori tlc, in Italia nel 2021 sono stati pari a 27,9 miliardi di euro, 600 milioni di euro in meno rispetto all’anno precedente, mentre si sono effettuati investimenti per 7,2 miliardi, con un’incidenza del 26% sui ricavi totali. In questo quadro il saldo di cassa degli Operatori Tlc, pari alla differenza tra Ebitda e Capex, è pari a 1,1 miliardi di euro, quasi un decimo del valore registrato nel 2010, quando era di 10,5 miliardi di euro.

Il trend negativo è destinato a confermarsi, secondo il report, nel 2022 anno per il quale ci si attende una riduzione ulteriore, a causa di fattori come l’inflazione e il costo dell’energia.

A fronte di queste dinamiche nel 2021 sono cresciuti i volumi di traffico dati da rete fissa (+15%) e da rete mobile (+28%): una tendenza che ha portato il traffico dati mobili a un +117% nell’ultimo biennio, con il fisso che ha registrato nello stesso arco di tempo un +75%. E la tendenza rimane al rialzo anche per il primo semestre 2022.

Quanto  alle reti fisse ad altissima velocità e al 5G, sono le sfide che la filiera vede all’orizzonte insieme alla trasformazione dei modelli di business e alle nuove competenze, con una particolare attenzione ai programmi di upskilling e reskilling su Cybersecurity, Cloud Computing, Big Data, Intelligenza artificiale e Internet of Things. Proprio puntando su questo aspetto dal 2020 al 2025 sono previste iniziative di formazione per tutti i dipendenti della filiera, con un programma che prevede investimenti per 110 milioni di euro e l’erogazione di 4/5 giornate medie di formazione per persona.

Massimo Sarmi: “Serve una politica industriale dedicata”

Nel suo intervento Massimo Sarmi, presidente di Asstel-Assotelecomunicazioni, ha fatto il punto della situazione illustrando le sfide più importanti per il futuro del comparto. “La differenza di crescita del mercato europeo rispetto ad America ed Asia è particolarmente avvertita in Italia – afferma Sarmi – Infatti, i ricavi del settore delle telecomunicazioni hanno registrato le maggiori riduzioni in Europa, pari ad un terzo del loro valore, passando da 41,9 mld di euro del 2010 a 27,9 mld di euro del 2021. L’andamento è da attribuirsi ad una dinamica competitiva forte, che ha portato a un calo dei prezzi del 33,3% dal 2011, e agli interventi sui prezzi regolati”.

Un peso di rilievo sulle dinamiche in atto sul mercato delle Tlc è quello dovuto ai prezzi dell’energia e all’inflazione: “Nel 2021 i consumi hanno superato i 4,3 TWh e collocano il settore tra quelli a maggiore consumo – prosegue Sarmi – Tuttavia, poiché le telecomunicazioni non rientrano nella categoria dei cosiddetti settori energivori, non possono accedere alle misure specifiche ad essi dedicati. Peraltro, la costante sensibilità ai consumi energetici ha visto gli operatori investire importi significativi in soluzioni di efficienza, pari a 230 milioni di euro”.

Dall’analisi di scenario si possono trarre gli elementi per guardare al futuro e al rilancio del comparto, a partire da “una politica industriale dedicata”, indicando come prioritarie “l’introduzione di misure strutturali di mitigazione del costo dell’energia, l’Iva ridotta per i servizi digitali, l’adeguamento dei limiti elettromagnetici, la semplificazione amministrativa, l’assegnazione della banda alta 6 GHz e prevedere una partecipazione delle Big Tech agli investimenti necessari, laddove si trattasse di dover effettuare investimenti aggiuntivi a fronte di specifici incrementi di traffico”.

Carlo Bonomi: “Completare entro il 2026 gli investimenti per le reti”

Nel suo videomessaggio al Forum delle Telecomunicazioni il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi,  ha posto l’accento sull’importanza di difendere l’ “autonomia strategica” sul fronte delle infrastrutture strategiche. Rivolgendosi a tutti gli attori coinvolti, partendo da istituzioni e politica, Bonomi sottolinea “la necessità di costruire una filiera completa, perfettamente in linea con gli obiettivi del piano nazionale di ripresa e resilienza: in questo caso – avverte – deve essere la nostra priorità assicurare entro il 2026 il completamento degli investimenti per le infrastrutture di rete ad alta velocità sia fisse e sia mobili per la copertura integrale del territorio. Ma perché questo accada i vincoli della burocrazia e gli orpelli amministrativi devono assolutamente essere eliminati: la burocrazia non può essere un freno alla fluidità nei processi di investimento dei nostri operatori la rete”.

I servizi di telecomunicazione – aggiunge Bonomi – sono uno strumento trasversale e prioritario senza il quale le altre componenti del piano nazionale di ripresa e resilienza non hanno semplicemente il modo di realizzarsi. Dobbiamo quindi promuovere e sostenere l’attuazione di tutte le misure per la diffusione della banda ultralarga sul territorio”.

Pina Picierno: Ue consapevole della centralità delle Tlc

Nel suo intervento Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Ue, sottolinea come in Europa sia ben chiara la consapevolezza “della centralità del settore delle telecomunicazioni. Pensiamo – afferma – di dover essere in grado di mettere in pratica in Italia, e negli altri Paesi, delle strategie vincenti per venire incontro alle necessità degli operatori e degli utenti e per essere all’altezza delle sfide future, con iniziative chiare per regolamentare il settore e creare un vero mercato digitale europeo”. La necessità, conclude, è di “rafforzare il quadro normativo” anche per “proteggere la filiera Europea”.

Masselos (Berec): “Accelerare per rendere accessibile a tutti l’Ftth”

”Per il mercato della rete Ftth, tutti gli utenti europei devono avere un 1gb/s entro il 2030 – afferma nel suo intervento il vicepresidente di Berec Konstantinos Masselos – Dal giugno 2021 in poi, questa tecnologia è cresciuta soprattutto nelle zone rurali, quindi siamo sulla strada giusta. È necessario accelerare il processo regolamentare per rendere accessibile a tutti questa tecnologia. Tre priorità per lo sviluppo della fibra: evitare che il rame entri in competizione con la fibra, l’accesso aperto, e ottimizzazione della rete negli edifici”. “La rete su fibra in Europa deve essere incoraggiata in termini di investimenti, poiché siamo ancora sotto gli obiettivi che ci siamo posti – conclude Masselos – Per una regolamentazione compiuta, abbiamo ancora bisogno di dati completi sulla diffusione e sull’impatto di questa tecnologia sull’ambiente, sulle economie e sulla società”.

Gli operatori: “Intervenire prima che sia troppo tardi”

I commenti degli operatori ai risultati emersi dal report sono all’insegna della preoccupazione. L’Ad di Tim Pietro Labriola sottolinea il fatto che “c’è un problema strutturale a cui vanno date risposte, e rapidamente. Non possiamo aspettare il 2024 per alcune cose, le dichiarazioni ci sono, ma non posso presentare al mercato finanziario un piano in cui ci sono promesse”. Labriola avanza poi la proposta, sul polo strategico nazionale, di “passare a una logica di innovation by law. Posso costruire il miglior cloud, ma poi la pa ci deve migrare. Occorre dire che la pa deve migrare entro una certa data”, altrimenti si rischia di non avere il ritorno di investimento che ci si aspetta.

Della necessità di interventi urgenti parla anche Aldo Bisio, amministratore delegato di Vodafone Italia, che sottolinea come siano “non rimandabili” quelli “sull’Iva sui servizi digitali, che è urgente e deve arrivare entro gennaio 2023, non 2024, altrimenti si bloccano gli investimenti”.

Il ceo di WindTre, Gianluca Corti, rivolge l’attenzione sul tema dell’adeguamento dei limiti elettromagnetici ai livelli in uso negli altri Paesi europei: “E’ indispensabile per la realizzazione delle reti 5G. Con le regole attuali non è possibile adeguare l’8% degli impianti attuali e nella metà degli altri impianti possiamo realizzare solo installazioni a potenza ridotta”. Secondo una nostra stima l’allineamento dei limiti di potenza delle antenne ai livelli europei farebbe risparmiare più di 150mila tonnellate di CO2 all’anno”.

Benedetto Levi, Ad di Iliad, pone l’accento sulla necessità di “sburocratizzare”. “I processi esistenti – spiega – vanno ripensati garantendo maggior trasparenza”: Quanto ai limiti si deve rilanciare una cultura istituzionale delle infrastrutture di telecomunicazione per “creare e diffondere una consapevolezza. Dobbiamo fare uno sforzo congiunto pubblico-privato per diffondere la consapevolezza che senza infrastrutture tlc non ci può essere digitalizzazione. Molte norme del nostro settore sono frutto di un’altra epoca, con dinamiche diverse, non solo di mercato ma principalmente sociali e tecnologiche. Occorre ripensare le norme e l’approccio normativo al settore”.

Sul versante Open Fiber l’ad Mario Rossetti sottolinea: “C’erano ritardi importanti accumulati negli anni. Stiamo lavorando pancia a terra. Auspico di incontrare il Governo prossimamente in tutte le sue componenti per mostrare lo stato di avanzamento dei lavori”.

I sindacati: “Serve un cambio di rotta”

Secondo Fabrizio Solari, segretario generale di Slc-Cgil, “I numeri confermano una tendenza in atto da almeno dieci anni, che dimostra plasticamente l’inefficienza dell’assetto del mercato nazionale delle Tlc. Le Tlc anziché essere un motore dello sviluppo rischiano in Italia di diventare un fattore ritardante dell’innovazione – conclude – E’ urgente intervenire, lo devono fare le parti sociali in un confronto serio, onesto e trasparente col Governo e con l’Autorità di regolazione. Senza un deciso cambio di rotta si rischia molto, e gli stessi rinnovi contrattuali che ci aspettano possono diventare un campo di battaglia dal quale nessuno potrà trarre vantaggio”.

Alessandro Faraoni, Segretario Generale Fistel Cisl, indica come prioritari “implementazione della rete Ftth e 5G, connettività in tutte le aree del paese per il definitivo superamento del Digital Divide, sviluppo del Cloud, dei Big data e della Cybersecurity e nuovi servizi digitali per le imprese e i cittadini”, avvertendo che “Se dovessimo fallire questi obiettivi ci troveremmo con una gravissima crisi delle Telco e dell’insieme della filiera. In questo contesto è necessario che il nuovo governo indichi per le Tlc un piano industriale di sviluppo che passi dal riassetto definitivo del settore e che preveda la tutela di tutti gli asset Industriali, dei relativi livelli occupazionali e delle professionalità“.

Bisogna ripartire da un serio confronto tra tutti i soggetti compreso il Governo – spiegaSalvo Ugliarolo, segretario generale Uilcom Uil – La rete, la questione dei cambi di appalto nell’ambito del mondo Crm, il non rispetto delle tabelle ministeriali sulle gare così come il tentativo di indebolire ‘la clausola sociale’, che negli anni, ha garantito i livelli occupazionali: chiediamo al nuovo governo di aprire un serio confronto su questi ed altri temi, per accompagnare la trasformazione e l’evoluzione che questa importante realtà del nostro mondo industriale sta vivendo”.

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