“Accelerare il rinnovamento delle reti verso tecnologie più sostenibili”. È questa secondo Stefano Fogli, businesss development director di Adtran, società statunitense specializzata nel mercato della fibra ottica end-to-end, e in particolare delle soluzioni di accesso fisso, la ricetta che consentirà agli operatori Tlc di fronteggiare l’aumento del costo dell’energia e l’impatto che questa dinamica potrebbe avere sul loro business. In un’intervista a CorCom Fogli spiega come – grazie a una scelta di innovazione – le telco potranno oggi contenere l’aumento dei costi, e guardando in avanti essere “future proof” dal punto di vista tecnologico, in un mercato che riserva sempre più attenzione alla sostenibilità in ogni suo aspetto.
Fogli, come impatterà l’aumento dei costi dell’energia sulle Telco?
Se da una parte i dati ci parlano di costi per l’energia che negli ultimi due anni sono aumentati di circa dieci volte, dall’altra regna l’incertezza sulle fluttuazioni dei prezzi per l’immediato futuro. Questa improvvisa impennata ha implicazioni importanti per il business degli operatori tlc, che nell’immediato dipendono dal contratto, in termini di durata e di prezzo – che i singoli player hanno sottoscritto con i propri fornitori di energia. Ma nel medio-lungo periodo questo problema avrà un impatto su tutti gli operatori, anche su quelli che oggi sono protetti da un prezzo bloccato negoziato negli anni scorsi.
In termini generali come sarà possibile contrastare questi effetti negativi?
La contromisura più efficace è di sicuro imprimere un’accelerazione al rinnovamento delle reti verso tecnologie più sostenibili. Molti operatori avevano cominciato da tempo a isolare le piattaforme di rete obsolete, come le infrastrutture in rame della cosiddetta Pstn, public switched telephone network, e pianificarne la dismissione, ma spesso non erano riusciti a trovare la spinta interna necessaria per procedere. L’aumento del costo dell’energia può fornire un motivo decisivo per attuare questo genere di piani, come dimostra tra l’altro il recente annuncio di British Telecom
Quali sono le implicazioni di queste strategie sulle reti di accesso?
L’aumento del costo dell’energia arriva a complicare ulteriormente la già difficile sfida che tutti gli operatori del continente europeo si trovano davanti: l’imperativo di dover implementare un servizio a 1Giga su tutta la propria base clienti, e in molti casi pianificare una transizione a un servizio multi-Giga(impiegando quindi tecnologie di tipo 10Giga, come la Xgspon, che fornisce 10Gbps simmetrici). La sfida, in sintesi, sarà di pianificare servizi multi-giga in accesso riducendo drasticamente i consumi energetici. Questo, nello specifico, significa rivedere a tutto tondo la centrale di accesso: non basta ridurre il consumo dell’apparato di accesso in fibra, il cosiddetto Olt, optical line terminal, ma occorre anche rivedere l’architettura di backhauling e la relativa banda di uplink, in modo da ridurre in parallelo la necessità di aria condizionata nell’intero sito, e l’impatto ambientale end-to-end. È inoltre il momento giusto per riconsiderare il numero di siti di accesso, e valutarne una riduzione.
Come sarà possibile coniugare contenimento dei costi e fornitura di un servizio multi-giga?
Partirei dal fatto che l’architettura dell’ultimo miglio deve essere quanto più possibile di tipo punto-multipunto, dedicando invece l’architettura punto-punto solo a bisogni specifici, come quelli delle imprese che esigono fibra dedicata. Dai primi risultati delle nostre partnership con alcuni operatori europei per la migrazione delle loro reti punto-punto verso l’Xgspon emergono risultati importanti, con un risparmio energetico che va oltre il 70%, per una soluzione che riutilizza la fibra posata, e allo stesso tempo rimane competitiva per il futuro.
Passando agli apparati di accesso in fibra, quali caratteristiche devono avere?
Io individuerei principalmente tre caratteristiche per gli Olt: la massima compattezza, perché le piccole dimensioni consentono di risparmiare sul raffreddamento e sui servizi di co-locazione, la massima scalabilità, per poter crescere come numero di utenti solo quando ce n’è bisogno, e la massima flessibilità, per dispiegare l’architettura più efficiente – che sia a stella, ad anello o a cascata – e impiegare così solo le tecnologie davvero necessarie. È importante aggiungere che queste caratteristiche devono restare ottimali durante tutto il ciclo di vita dell’Olt, non soltanto in un suo momento.
Ci può fare un esempio pratico per chiarire meglio il concetto?
Esistono fondamentalmente due modi di concepire gli apparati di accesso in fibra: quello tradizionale, basato sullo chassis con parti comuni e schede di traffico Pon, (passive optical network), e quello disaggregato, in cui i moduli di accesso Pon bastano a sé stessi senza più bisogno di chassis e parti comuni per funzionare. Il fatto di non essere più limitato dallo chassis è uno dei motivi principali per cui in Adtran siamo convinti che solo l’Olt disaggregato possa fornire i servizi multi-giga garantendo al contempo l’efficienza richiesta. Infatti, mentre gli apparati “tradizionali” sono ottimizzati soltanto nel momento in cui lo chassis è pieno, l’Olt disaggregato è ottimizzato sempre. Questo genera un risparmio energetico dell’ordine delle migliaia di euro per anno per ogni Olt, che si traduce in milioni di euro l’anno per i grandi operatori nazionali.
Quali sono gli sviluppi tecnologici prevedibili in questo momento?
Le analisi di mercato dicono chiaramente che questo è il decennio del Pon a 10Giga, o Xgspon, ma gli operatori devono garantire che il loro apparato di accesso in fibra consenta anche l’evoluzione verso le tecnologie Pon future. Oggi è molto difficile prevedere quando i prossimi standard Pon saranno richiesti dal mercato, anche se in Adtran riteniamo che la priorità attuale dovrebbe essere sull’efficienza energetica piuttosto che su velocità che non saranno richieste per alcuni anni. Ci aspettiamo quindi che l’evoluzione nel medio termine sarà verso un Xgspon che consumi ancora meno energia, capitalizzando sulla futura evoluzione del chipset Olt. È ancora presto per fare previsioni precise, ma il futuro chipset a 7 nanometri porterà un ulteriore risparmio di energia dell’ordine del 30%-40%.
Come si fa a essere “future proof” nello scenario che ci ha descritto?
Il punto per gli operatori è di poter contare su apparati di accesso in fibra che possano evolvere prontamente verso le tecnologie future, quali che siano. La soluzione è ancora una volta nell’Olt disaggregato, che ha il vantaggio della modularità, con la possibilità di introdurre le nuove tecnologie nel momento in cui saranno disponibili, a differenza delle soluzioni tradizionali che hanno bisogno di un telaio con un backplane che va disegnato in anticipo e che non può essere più cambiato. E anche il mercato ci sta premiando su questa scelta.