No a razionamenti. Piuttosto, prevedere misure specifiche per contenere i costi energetici. Asstel si appella al governo e chiede massima attenzione al settore delle Tlc.
“Ci sono tanti buoni motivi oggettivi per considerarci quanto meno alla stregua di altri settori industriali manifatturieri, visto il ruolo strategico, anche se non siamo inseriti tra gli energivori”, dichiara all’agenzia Reuters il presidente dell’associazione, Massimo Sarmi. “La funzionalità dei servizi di comunicazione è caratterizzata dalla continuità. Altri consumatori di energia possono interrompere la loro funzionalità senza alcun danno per la pubblica utilità, mentre per noi qualsiasi forma di razionamento è impensabile in quanto infrastrutture critiche e funzionali all’erogazione di un servizio essenziale”.
Le misure da mettere in atto
Esenzione dagli oneri di sistema, estensione alle imprese tlc della messa a disposizione di quantitativi di energia da fonti rinnovabili a prezzo calmierato, crediti di imposta per la riduzione Iva ed incentivi per accelerare l’efficientamento delle infrastrutture: queste le misure indicate dall’associazione.
Secondo uno studio condotto dal Politecnico di Milano per Asstel e visionato da Reuters, tenendo conto dell’intensità dell’investimento in efficienza pari a circa 230 milioni di euro nel 2021, il comparto degli operatori delle comunicazioni elettroniche si posiziona al terzo posto per consumo di energia, dopo vetro/ceramica e automotive. Circa metà del budget dedicato agli investimenti in efficienza energetica è stato destinato alle infrastrutture IT. Il settore, pur non essendo
classificato come energivoro, è ad elevato consumo di energia, con consumi complessivi quantificati per il 2021 pari a 4,3 Terawatt/ora, ben il 13% del totale nazionale. Più di due terzi delle aziende riportano consumi annuali fino a 500 Gigawatt/ora.
La vice ministra Castelli: “Porre subido rimedio”
“Condivido e sostengo l’allarme del mondo delle telecomunicazioni. Non sostenere adeguatamente queste aziende e la loro filiera vuol dire mettere a rischio un intero comparto e le oltre 200.000 persone che lavorano nel settore. Si deve porre subito rimedio”. Lo afferma la vice ministra dell’Economia, Laura Castelli.“È un errore non considerare queste aziende alla stregua di quelle energivore, con quello che ne consegue in un momento di crisi come quella che stiamo vivendo. Il Paese senza il digitale non ‘cammina’, in nessuna direzione. Il ruolo strategico è emerso, in modo cristallino, durante la pandemia ed oggi è ancora più centrale con il Pnrr”.
Fratelli d’Italia: “Necessari interventi in provvedimenti governo”
“L’appello del presidente Sarmi di Asstel è importante e andrà tenuto in conto nella conversione del Dl Aiuti bis e dei primi provvedimenti del prossimo governo. Ci vogliono immediati interventi nel settore innovazione così come richiesto dal settore: l’esenzione dagli oneri di sistema, l’estensione alle imprese tlc della messa a disposizione di quantitativi di energia da fonti rinnovabili a prezzo calmierato, crediti di imposta per la riduzione Iva ed incentivi per accelerare l’efficientamento delle infrastrutture. Il caroenergia deve essere affrontato anche per questo settore.” Così il responsabile Innovazione di Fratelli d’Italia, deputato Federico Mollicone.
Attacco hacker a impianto energetico a Sarzana
Attacco hacker alla sede del gruppo Canarbino, attivo nel settore energetico, a Sarzana. L’azienda, che si occupa di import-export di gas e come molte tra quelle che si occupano del lettore energia può essere obiettivo di attacchi in queste settimane, è stata presa di mira dagli hacker qualche giorno fa con un attacco diretto a danneggiare il sistema informatico del gruppo.L’hackeraggio però, da quanto appreso, non ha compromesso il sistema informatico. Sul caso indaga il compartimento di polizia postale della Liguria. Resta da chiarire chi abbia guidato l’intrusione informatica: al momento sembra essere ancora troppo presto per decifrare da dove sia arrivato l’attacco
Torna online il sito del Gse
Di nuovo online il sito internet del Gestore dei servizi energetici (Gse), dopo l’attacco hacker ransomware subito tra il 28 e il 29 agosto. Lo fa sapere lo stesso Gestore tramite il proprio account Twitter, chiarendo che nel frattempo “continua l’attività di ripristino dei sistemi informativi”. In una nota, il Gse puntualizza inoltre di essere al lavoro con le autorità competenti per “ristabilire l’operatività dei servizi”: “Sarà cura del Gse – aggiunge – comunicare tutti gli aggiornamenti” sulla loro piena riattivazione.
Gli autori dell’attacco, come aveva spiegato il Gse, avevano colpito rete, client, infrastruttura degli applicativi, file server e sistemi di posta elettronica: per decriptare i dati che sarebbero stati sottratti, il Gse avrebbe ricevuto una richiesta di riscatto di 7 milioni di euro.
Colpire le infrastrutture in vista delle elezioni
Ma cosa c’è dietro gli incessanti gli attacchi hacker che in queste ultime settimane hanno colpito strutture sanitarie, pubbliche, private e grandi aziende italiane del settore energia, quali appunto Gse ed Eni? Secondo Biagino Costanzo, responsabile dell’Osservatorio Securty dell’Associazione italiana digital revolution (Aidr), non si tratterebbe di un caso, ma di “un progetto pianificato per colpire le infrastrutture strategiche anche in vista delle prossime elezioni di settembre”.
“I gruppi che rivendicano questi attacchi massici ransomware – scrive Costanzo – cambiano nomi, ma dietro si ritrovano sempre gli stessi. Anche in questo caso BlackCat è figlio dei più famosi Darkside e Revil. È ormai chiaro che gli attacchi si concentrano anche sulle strutture energivore e da parte di chi ricatta minacciando l’interruzione totale dell’approvvigionamento del gas con il rischio reale, in prospettiva, di fomentare difficoltà economica, scoramento, rabbia fino ad arrivare al disordine sociale. E nel Paese dei Nimby (not In My BackYard- non nel mio cortile) dove potevamo da anni renderci più autonomi, se solo avessimo spinto e non bloccato le infrastrutture necessarie, il terreno è più fertile”.
Il nodo: che fine hanno fatto i dati personali?
“L’attacco hacker non è un fatto trascurabile e non ci riferiamo solo alle conseguenze per le informazioni e l’assistenza ai consumatori. Il nodo centrale della vicenda è la tutela dei dati personali presenti sul portale“, sottolinea Ivano Giacomelli, segretario nazionale dell’associazione Codici.
“A fronte dell’attacco hacker che ha messo momentaneamente fuori uso il portale del Gse, è lecito chiedersi che fine hanno fatto i dati personali che erano stati caricati. Sono stati protetti dai sistemi di sicurezza? Una domanda che nasce spontanea e su cui ci auguriamo che si forniscano presto delle risposte, vista la delicatezza della questione”, aggiunge Massimiliano Astarita, esperto del settore Energia e conciliatore di Codici. “Lo Sportello per il consumatore – puntualizza – è uno strumento che fornisce informazioni ed assistenza ai clienti e utenti finali; quando si caricano le conciliazioni, si inseriscono dati personali e copie di documenti di identità e bollette. Parliamo di dati sensibili, che potrebbero essere sfruttati da malviventi per rubare l’identità degli utenti, con tutte le conseguenze facilmente intuibili”.