I lavoratori dello stabilimento Ericsson di Marcianise dicono no all’accordo firmato ieri all’alba dai sindacati sul passaggio dello stabilimento dalla casa svedese alla multinazionale americana. Il referendum, che si è svolto oggi nello stabilimento campano, si era prospettato fin dall’inizio come un passaggio molto delicato: nelle ultime assemblee dei lavoratori si erano registrati momenti di tensione, ed era emersa con forza la volontà di schierarsi contro il passaggio di mano dello stabilimento. L’ipotesi di accordo firmata ieri all’alba dai sindacati al Mise con le due aziende prevedeva una serie di tutele aggiuntive per i lavoratori nella procedura di cessione di ramo d’azienda su cui si erano accordate le due società, ma il compromesso raggiunto dai sindacati non è sembrato evidentemente convincente all’assemblea dei lavoratori.
A evidenziare le criticità era stata già ieri Roberta Turi, segretario nazionale della Fiom Cgil: “Non è il risultato che cercavamo – aveva detto – avevamo iniziato questa battaglia per ottenere garanzie maggiori. Ma nella situazione data è l’ipotesi migliore che siamo riusciti a raggiungere. L’azienda potrebbe procedere unilateralmente con la cessione del ramo d’azienda, e questo accordo garantisce una serie di tutele aggiuntiva rispetto a quell’ipotesi”.
Proprio quello di eventuali decisioni unilaterali è a questo punto la prospettiva che prende quota, anche se non è escluso che le parti tornino a confrontarsi per valutare ulteriori possibilità di intesa, con la mediazione del Mise che fino a oggi ha coordinato il tavolo della vertenza con Giampiero Castano e la presenza costante del viceministro Claudio De Vincenti. Sia Jabil sia Ericsson, contattate da CorCom, preferiscono non commentare il risultato delle urne.
L’ipotesi su cui si era trovata l’ipotesi di intesa prevedeva che non si potesse ricorrere a licenziamenti collettivi fino a marzo 2019, mentre fino a marzo 2018 sarà garantito lavoro per 335 dipendenti, grazie alle commesse formalmente assicurate da Ericsson. Ericsson inoltre garantiva che Jabil sarebbe stato fornitore unico rispetto a tutta la partita di apparati ottici, anche dopo il marzo 2018, comprese la logistica e la riparazione. Inoltre l’azienda svedese garantiva che l’intera produzione di tutti i prodotti del catalogo Spo (smart packet optical) sarebbero stati affidati allo stabilimento campano: una decisione che avrebbe comportato investimenti aggiuntivi per 2 milioni di euro in macchinari e formazione, oltre che lavoro per 40 risorse aggiuntive certe. Infine tutti gli accordi preesistenti sarebbero stati mantenuti, compreso quello di giugno 2014 che prevedeva che a Marcianise arrivasse anche il 3% della produzione globale Ericsson sui filtri dei prodotti Radio. Inoltre ogni dipendente coinvolto nel passaggio da Ericsson a Jabil avrebbe potuto chiedere all’azienda il riscatto del Tfr maturato finora. E infine il Mise, tramite il tavolo di gestione delle crisi affidato a Giampero Castano, si era impegnato a monitorare ogni sei mesi la situazione nello stabilimento produttivo. Quanto a Jabil, il country manager per l’Italia Clemente Cillo aveva prospettato investimenti per 8 milioni di euro in tre anni.