Sarà sciopero per tutti i lavoratori del gruppo Ericsson in Italia, il prossimo 26 maggio. L’azienda ha aperto una procedura di licenziamento collettivo che include 60 dipendenti nel comparto Solutions e Service, su Milano, Roma e Venezia e 150 nel settore telecomunicazioni, su un totale di alcune migliaia di lavoratori. La decisione di proclamare lo stato di agitazione e lo sciopero giunge dopo un primo incontro con l’ azienda, che non ha convinto le organizzazioni sindacali e le Rappresentanze dei lavoratori. “L’azienda non è in crisi e non indica con la necessaria trasparenza i motivi che determinano gli esuberi – dichiara la Filcams- Cgil – e durante il primo incontro ha posto una serie di condizioni vincolanti al negoziato, rifiutando qualsiasi soluzione che salvaguardi l’occupazione”.
La sensazione dei lavoratori è che si voglia “procedere a un riequilibrio dell’organico e a un turnover forzato per mere ragioni di profitto e senza nessuna garanzia per i lavoratori”. Il colosso svedese infatti “ha per il momento escluso il ricorso agli ammortizzatori sociali e rifiutato di valutare qualsiasi piano di riqualificazione del personale, che possa garantire una soluzione condivisa e non traumatica per tutti i lavoratori”.
Per questo i lavoratori hanno deciso di fermarsi domani, 26 maggio, per l’intera giornata e in entrambi i settori (telecomunicazioni e servizi): “non è accettabile l’aut aut aziendale e il tentativo di rottamazione da parte di una multinazionale che pur dichiarandosi in buona salute pretende la fuoriuscita forzata di lavoratori, senza la minima cura per il loro futuro”. I lavoratori chiedono “trasparenza, garanzie occupazionali e soprattutto responsabilità sociale”.
Ericsson ha illustrato il piano di tagli ai sindacati, motivando la decisione con la trasformazione delle reti e i dei servizi che necessitano di una riorganizzazione.
“Ericsson ha recentemente annunciato una serie di misure per ridurre i costi e aumentare l’efficienza di tutte le Business Unit, Group Function e organizzazioni regionali – spiegava una nota della multinazionale svedese – Come parte di queste misure, l’azienda ha comunicato alle rappresentanze sindacali alcuni cambiamenti che riguardano l’Italia, tra cui la necessità di pianificare un percorso di riduzione del personale, comprendente la parte residua del piano annunciato e iniziato nel 2013″. L’azienda, che ha iniziato le consultazioni con le organizzazioni sindacali interessate, conferma la propria disponibilità ad intraprendere un percorso costruttivo e condiviso con esse.
“Questo intervento è fondamentale per consolidare la competitività sul mercato italiano nel lungo termine – concludeva l’azienda – L’Italia continua a rivestire per Ericsson un ruolo strategico quale centro propulsivo alla guida dell’innovazione, valore che ha da sempre contraddistinto il Gruppo. Ericsson ha grande fiducia nel mercato italiano dell’Ict e continua a rinnovare il proprio impegno nel Paese, dove opera dal 1918″.
Da subito i sindacati avevano espresso dubbi “dubbi” sulla correttezza legale della procedura e dei criteri con i quali sono stati individuati i numeri, ma anche perplessità su aspetti “sostanziali”, ritenendo che “non esiste mancanza di lavoro” e “non esiste un problema pressante dei costi se ancora in questa fase vengono erogati notevoli bonus economici individuali”.
“Ericsson si assumerebbe una gravissima responsabilità qualora decidesse di procedere con i licenziamenti coatti”, attaccavano, sottolineando che invece esistono “soluzioni non traumatiche” per gestire la situazione. Ma i presupposti rendono “difficile prevedere margini di trattativa e perciò ‘incontro si è concluso senza una data per riprendere il confronto”, sottolineano, facendo sapere che “nell’immediato continueranno il percorso di conflittualità, portando al Ministero del Lavoro le valide ragioni dei lavoratori di Ericsson e mettendo in campo tutti gli strumenti, sindacali e legali, per tutelare al meglio i lavoratori”.