L’innovazione parte sempre più dall’Asia: le telecom della
regione sono le più propense ad abbracciare le nuove tecnologie e
anche quelle capaci di proporre modelli di business altamente
efficaci. Lo afferma in un’intervista con il quotidiano francese
Les Echos Jan Signell, direttore del centro d’innovazione
dell’AsiaPacifico che Ericsson ha appena annunciato e che si
aggiungerà ai cinque centri di ricerca e sviluppo già operativi
in Cina.
“Assistiamo oggi alla convergenza di due mondi opposti”, spiega
Signell. “Da un lato il successo dell’industria delle
telecomunicazioni si è fondato sulla standardizzazione, come
accaduto per il Gsm. D’altro lato, il boom di Internet si deve a
una logica totalmente diversa, quella della concorrenza tra
standard, che ha creato una nuova catena del valore. Il punto è:
nelle telecomunicazioni ormai il vero business non è più la voce,
ma proprio Internet”.
Certo nei laboratori di ricerca Ericsson si continua a perseguire
la standardizzazione necessaria per costruire interfacce radio o
reti totalmente Ip, ma per quanto riguarda l’innovazione Internet
la leader svedese non può “restare ferma e aspettare”, nota
Signell: “occorre uscire dal laboratorio, lavorare anche con gli
operatori nostri clienti e investire almeno tanto quanto nella
standardizzazione”.
E gli operatori asiatici sono i più dinamici, creativi, capaci di
monetizzare anche laddove le telecom europee pensano di non avere
più da guadagnare, come nel caso delle carte prepagate. “Eppure
hanno molti vantaggi”, secondo Signell: “Niente fatture, niente
rischio di credito e i clienti che le usano spendono di più degli
abbonati, ovvero il 7% delle loro entrate disponibili, contro il 5%
degli abbonati. Perché disprezzare degli utenti che pagano in
anticipo? Semplicemente, occorre essere inventivi per fidelizzare
il pubblico”.
Proprio le prepagate, continua Signell, consentono alle telecom di
essere profittevoli nei Paesi emergenti, mentre nei mercati maturi
l’Arpu si riduce sempre più. Inoltre, le condizioni locali
costringono le aziende ad essere super-efficienti fin da subito,
per ottenere il massimo con la minor spesa possibile. Signell
ricorda che nei Paesi in via di sviluppo la manodopera costa poco,
ma l’energia elettrica è cara. Per questo in Bangladesh Ericsson
ha alcune stazioni di base alimentate con pannelli solari.
“I Paesi asiatici hanno un enorme potenziale di crescita e sono
ormai i primi ad abbracciare le innovazioni. Inoltre, le autorità
asiatiche hanno capito l’importanza di sostenere gli operatori
telecom: gli studi dei governi dimostrano che la penetrazione della
telefonia fissa e mobile fa crescere il pil”, conclude Signell.