Fumata nera nella vertenza sugli esuberi BT. L’incontro di stamattina, presso il ministero del Lavoro, tra i sindacati e i vertici dell’azienda si è concluso con un nulla di fatto. “L’azienda – dice Salvo Ugliarolo della Uilcom – non si è resa disponibile ad utilizzare soluzioni alternative ai licenziamenti, come ad esempio i contratti di solidarietà e mobilità volontaria, soluzioni tra l’altro già attuate con altre compagnie come Vodafone e Telecom”. Il prossimo 21 novembre è previsto uno sciopero per protestare contro il piano mentre il 27 è previsto l’ultimo summit tra le parti sociali ancora al ministero del Lavoro.
Inizialmente il piano prevedeva 147 esuberi poi scesi a 122 a seguito del ricollocamento in azienda di 25 addetti.
“I lavoratori di BT – conclude il sindacalista – hanno già pagato un prezzo alto per la crisi dato che, già dal 2008, l’azienda ha attivato procedure di mobilità e cassa integrazione”.
Secondo Giorgio Serao della segreteria nazionale Fistel Cisl “il piano dell’azienda porterà alla chiusura dell’impresa. BT ha deciso di uscire dal mercato italiano e attraverso i licenziamenti punta a creare valore per un’eventuale vendita”. I sindacati riferiscono BT, nel giro di qualche anno ha già ridotto il personale, attraverso la mobilità volontaria, da 1.700 a circa 950 dipendenti.
Dall’azienda fanno sapere che “l’incontro odierno è stato giudicato interlocutorio e che, come indicato dal Ministero, si proseguirà nel confronto al solo fine di verificare se esistono degli spazi per eventuali soluzioni condivise”.
“La procedura avviata dall’azienda – precisa BT – è principalmente finalizzata ad un riadeguamento del modello organizzativo a cui risulterebbe insufficiente il ricorso ai tradizionali ammortizzatori sociali. Per questo l’azienda ha anche avviato in questi giorni un’offerta di incentivazione all’esodo per ridurre il comprensibile disagio sociale. Tale offerta, che ad oggi ha raccolto 49 adesioni, viene prorogata fino al prossimo 26 novembre”.