I sindacati scendono in campo contro i 147 esuberi annunciati da BT Italia. In una nota diffusa oggi la Slc-Cgil annuncia che “i sindacati di categoria hanno deciso di aprire le procedure di raffreddamento per avviare tutte le iniziative di lotta necessarie a far compiere ai vertici aziendali una decisa inversione di rotta ed è stato richiesto al ministero dello Sviluppo economico di convocare le parti per trovare una soluzione diversa ai licenziamenti”.
”L’incontro con l’amministratore delegato di British Telecom Italia ha consegnato a lavoratori e sindacati l’immagine di un’azienda condotta da ragionieri e non da industriali, che vogliono svuotare un’azienda fatta di persone e non di mere cifre- spiega la Slc-Cgil – C’è da chiedersi se dietro la procedura di licenziamento di 147 lavoratori avviata dall’azienda (sui circa 1000 dipendenti globali), ritenuta indispensabile per ripianare i conti, non ci sia ben altro”, si legge nella nota. La richiesta avanzata al Mise dai sindacati è quella di avviare un tavolo di confronto per evitare i licenziamenti.
”La mole di cifre e di interventi prospettati per ridurre i costi da un lato e le perdite di fatturato dall’altro, cui si aggiungerebbero i licenziamenti, non costituisce un vero e serio piano strategico finalizzato a rilanciare l’impresa nell’ambito del mercato delle Tlc e a garantire il resto dell’occupazione – prosegue la Slc Cgil – Il piglio contabile con cui sono stati comunicati i licenziamenti nonché l’abbandono del tavolo da parte dell’amministratore delegato – prosegue la nota – contrastano con la responsabilità dimostrata dagli altri operatori telefonici che negli ultimi anni, a fronte di difficoltè comuni, hanno preferito trovare soluzioni costruite con il consenso dei lavoratori.”
Il piano di licenziamenti è stato presentato ieri ai sindacati dall’amministratore delegato di BT Italia Gianluca Cimini. Gli esuberi riguardano principalmente le sedi di Roma e Milano e sono stati decisi a causa del calo dei ricavi e della marginalità, fanno sapere i sindcati.
“L’azienda ci ha convocati per annunciare il piano – ha detto al Corriere delle Comunicazioni, Salvo Ugliarolo della Uilcom – precisando che la procedura sarà attivata tra 75 giorni (i tempi previsti dalla legge ndr) anche senza l’accordo con le rappresentanze sindacali. Se questa è la strada ovviamente i sindacati non saranno disposti a trattare”.
“Le trattative saranno invece possibili – aveva precisato il sindacalista – se l’azienda ritira la procedura e apre a soluzioni alternative come la mobilità volontaria e la solidarietà, soluzioni tra l’altro già attuate con altre compagnie come Vodafone e Telecom”.
“I lavoratori di BT – conclude il sindacalista – hanno già pagato un prezzo alto per la crisi dato che, già dal 2008, l’azienda ha attivato procedure di mobilità e cassa integrazione”.
Secondo Giorgio Serao della segreteria nazionale Fistel Cisl “il piano dell’azienda porterà alla chiusura dell’impresa. BT ha deciso di uscire dal mercato italiano e attraverso i licenziamenti punta a creare valore per un’eventuale vendita”. I sindacati, riferisce ancora la Cisl, invocano l’intervento del Governo per salvaguardare l’azienda e l’occupazione. BT, nel giro di qualche anno ha gia’ ridotto il personale, attraverso la mobilita’ volontaria, da 1.700 a circa 950 dipendenti.