Europei e Internet: la fotografia dell’utilizzo del web nel 2013 da parte dei cittadini dell’Unione europea è stata scattata da un sondaggio di Eurostat condotto tra le famiglie dell’Unione (più Islanda, Norvegia e Turchia) e rivela che la maggioranza di chi risiede nell’Ue utilizza Internet come parte rilevante della propria vita quotidiana, del modo di studiare, lavorare, partecipare alla società e accedere a informazioni e servizi, anche di e-government, in qualunque momento e da qualunque luogo. La maggioranza degli internauti europei cerca online informazioni e notizie, consulta wiki, partecipa a social network e acqusta prodotti tramite l’e-commerce. Tuttavia, il sondaggio mostra anche che un quinto della popolazione europea non ha mai usato Internet e l’Italia si trova spesso sotto la media Ue.
Secondo i dati del “Survey on Ict usage in households and invidividuals”, il 75% delle persone nell’Unione europea ha usato Internet almeno una volta nei tre mesi precedenti al sondaggio e il 72% lo ha usato regolarmente (almeno una volta a settimana) a casa, al lavoro o altrove. Questo livello di utilizzo è solo tre punti percentuali al di sotto dell’obiettivo della Digital Agenda per il 2015. In Italia, Cipro, Portogallo e Polonia circa un terzo della popolazione non utilizza Internet contro una media europea del 62% che va online tutti i giorni o quasi.
Esistono ovviamente delle divergenze (“digital divide”) in base all’età o al livello di istruzione. Tra i cittadini di 16-24 anni il 94% usa Internet regolarmente, contro il 46% di coloro che hanno 55-74 anni. Il 93% delle persone con un alto livello di istruzione va regolarmente online contro il 48% di chi ha un livello di istruzione inferiore. E poi il 21% delle persone in Europa non ha mai usato Internet nel 2013, una percentuale ancora sei punti al di sopra dell’obiettivo della Digital Agenda (15% nel 2015). Le divergenze si misurano anche tra Paesi diversi: Romania, Bulgaria e Grecia hanno le quote più alte di cittadini che non hanno mai usato Internet (anche oltre il 40%), mentre la percentuale è bassissima in Danimarca, Svezia, Olanda, Lussemburgo e Finlandia (4-6%). In Italia circa un terzo della popolazione non usa Internet.
Scendendo nel dettaglio dei servizi utilizzati, nel 2013 due persone su cinque di età compresa tra 16 e 74 anni hanno interagito con le autorità o i servizi pubblici tramite siti web. Il servizio di e-gov più usato è quello per la dichiarazione dei redditi online, seguito dalla richiesta di documenti (come la carta di identità o la patente) e certificati (nascita, matrimonio). Anche in questo caso esiste un divario tra Paesi dove l’uso dell’e-gov è più avanzato (Danimarca, seguita da Olanda, Svezia, Finlandia) e Paesi dove è quasi inesistente (Romania). Va notato anche che, in generale, il 41% degli utenti di servizi di e-government riferisce di aver incontrato difficoltà con i siti degli enti pubblici (problemi tecnici del sito, informazioni insufficienti e non aggiornate). Il 16% degli utenti di servizi di e-gov europei si è detto molto insoddisfatto del servizio offerto.
Quanto alle altre attività su Internet, la comunicazione via e-mail resta un elemento importante, in tutti i gruppi di età, ma per i più giovani contano anche altre attività di comunicazione come il social networking (lo usa l’89% tra i 16-24enni contro il 27% tra i 55-74enni) e le videochiamate (le fa il 45% tra i 16-24enni contro il 25% tra i 55-74enni).
Internet viene anche ampiamente utilizzato come fonte di notizie e informazioni su beni e servizi (lo usa così il 70% del campione); per i giovani è anche un supporto allo studio (il 72% dei giovani consulta i wiki e un giovane su dieci ha seguito un corso online). Il 66% degli utenti tra i 25 e i 54 anni legge news online e il 60% cerca informazioni su argomenti di salute e benessere.
Anche gli acquisti su Internet sono diventati molto frequenti in Ue: il 61% degli internauti nel 2013 usa l’e-commerce o e-shopping per comprare o ordinare beni o servizi, un incremento dell’11% rispetto al 2008. Lo shopping online è particolarmente diffuso nel Regno Unito (85%), in Danimarca (81%) e Germania (80%), mentre dal lato opposto si trovano ancora Romania (15%) e Bulgaria (22 %), ma anche Estonia (28%) e Italia (32%). In veloce crescita (20% o anche più tra 2008 e 2013) il Belgio, la Lituania, la Croazia, la Slovacchia e Malta.