“Negli ultimi anni abbiamo creato un numero incredibile di posti di lavoro negli Usa, dove è attiva la maggior parte dei nostri addetti. Si tratta di oltre 47mila dipendenti in 50 stati. Nella prima parte dell’anno fiscale 2012 abbiamo già versato al fisco circa 5 miliardi di dollari ai vari stati e al governo centrale, comprese le tasse versate dai dipendenti". Con questa parole Apple si difende dalla accuse del New York Times che, ieri, aveva rivelato le strategie di Cupertino per pagare meno tasse: ovvero spostare gli uffici in stati dove le aliquote sono più basse.
Nel dettaglio il Nyt scriveva del trasferimento dell’ufficio che si occupa di raccogliere e investire gli utili – nell’attuale anno Apple stima di fare profitti per 45,6 miliardi di dollari – dalla sede centrale di Cupertino a Reno, in Nevada dove vige un regime fiscale più vantaggioso. Secondo il quotidiano, questa scelta avrebbe permesso all’azienda di risparmiare imposte per 2,4 miliardi, rispetto ai 3,3 miliardi versati lo scorso anno, quando la società ha registrato profitti per 34,2 miliardi di dollari.
"Apple – spiega il Nyt – ha creato delle sussidiarie in stati come Irlanda, Olanda, Lussemburgo, Isole Vergini britanniche che in realtà sono poco più di un indirizzo e una sede legale dove ricevere la posta". Ma la società di Jobs non è certo l’unica a sfruttare questa tattica, tra l’altro lecita.
"Per le aziende che percepiscono royalties o vendono prodotti digitali – puntualizza ancora il Nyt – è molto più facile localizzare i profitti in paesi a regime fiscale agevolato rispetto a quanto lo sarebbe per aziende alimentari o che producono automobili”. Negli ultimi due anni, , le 71 aziende tecnologiche dell’indice Standard & Poor’s – comprese Google, Yahoo! e Dell – hanno pagato in tutto il mondo tasse pari a un terzo in meno rispetto alle altre società non tecnologiche dello stesso indice.