“No alla duplicazione degli investimenti e massima collaborazione e complementarietà con altre iniziative, in primis quella di Telecom Italia”. È quanto sottolinea in una nota il Fondo F2i a seguito dell’aumento di capitale da 200 milioni di euro in F2i Reti Tlc (la holding controllata da F2i, a cui fa capo il 61,4% di Metroweb) annunciato ieri da parte del Fondo Strategico Italiano di Cdp per portare avanti il progetto di sviluppo della rete a banda ultralarga in 30 città italiane. “Proprio per l’intrinseca vocazione che lo caratterizza, di fornire una leva di competitività al sistema-Paese, il Progetto F2i (Metroweb)-Fsi sarà strutturato in tutte le sue fasi in modo da utilizzare tutte le sinergie possibili, con infrastrutture già disponibili, evitando ogni inutile duplicazione di investimenti ed assicurandone la complementarietà con altre iniziative (in primis, naturalmente, quella di Telecom Italia) – si legge nella nota -. A tale scopo sarà attivata, in ogni fase, ogni opportuna e necessaria azione di coordinamento e di collaborazione. Del resto non potrebbe essere altrimenti, visto che l’obiettivo è realizzare una rete “neutra” che si rivolge all’intero sistema degli operatori di Tlc, i quali manterranno il compito di fornire il servizio ai clienti finali”.
F2i e Fsi sono sicuri “di potere innescare un rilancio e un ammodernamento delle infrastrutture Tlc nel nostro Paese, per superare i ritardi accumulati in questi anni – sia per mancanza di risorse finanziarie degli operatori, sia per diffuse carenze ed incertezze di progettualità e decisioni, finora evidenti – contribuendo senza ulteriori indugi all’allineamento dell’Italia agli obiettivi Ue e ai reali standard dei paesi più avanzati”.
La nota del Fondo F2i nel ribadire intenzioni e obiettivi del progetto, sembra voler distendere gli animi anche e soprattutto in vista della decisione di Intesa Sanpaolo. Il secondo azionista della “newco” sulla fibra, in quota con il 12,5% in Reti Tlc (l’87,5% è in campo a F2i), dovrà infatti dare il suo ok al progetto annunciato ieri. Ma l’approvazione non è affatto scontata. Intesa Sanpaolo nel suo ruolo di azionista di Telco, la holding che detiene il controllo di Telecom Italia ha una bella gatta da pelare: dare il proprio benestare al progetto di Metroweb potrebbe voler dire in qualche modo fare uno “sgarbo” a Telecom Italia il cui presidente esecutivo Franco Bernabè, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha espresso dubbi sul valore del progetto stesso indicando una strada differente, quella di “un grande accordo in nome del Paese” e ribadendo che “nelle 30 città dove investirà Metroweb, Telecom c’è già”.
La contrapposizione fra i due piani riguarda anche le scelte tecnologiche. Nella mota diramata oggi F2i ritiene che cablaggio in fibra ottica della rete di accesso fino alle sedi d’utente in modalità Ftth sia “l’unica tecnologia in grado di garantire velocità di trasmissione sicuramente maggiori di 100 Mbit/s (come previsto dall’Agenda Digitale per la metà delle famiglie entro il 2020), potendo arrivare, in prospettiva, alle velocità dei Gbit/s in funzione dell’evoluzione delle tecnologie e dei servizi a banda ultra larga fornibili dagli operatori. Solo in questo modo si potrà assicurare, con certezza e prontezza, un’infrastruttura a prova di futuro che metterà l’Italia al passo con gli altri paesi avanzati che hanno già da qualche tempo deciso di fare leva sullo sviluppo delle Ict per uscire dalla crisi e per generare e supportare una stabile e duratura crescita economica”. Da parte sua invece Telecom Italia per il proprio progetto ha optato per un mix fibra-rame: la soluzione tecnologica individuata da Telecom Italia – che prevede la fibra fino agli armadietti ai piedi degli edifici e il potenziamento del rame fino alle abitazioni attraverso il vectoring – “è meno costosa”, ha detto Bernabè precisando che “non appena si formerà una domanda adeguata zona per zona, porteremo la fibra anche in casa. Lo stesso fanno in Germania, Regno Unito, Belgio, Olanda, Austria…”.