L’incidente al drone a energia solare Aquila, avvenuto il 28 giugno a Yuma, in Arizona, è costato a Facebook l’apertura di un’inchiesta del National transportation safety board (Ntsb), l’agenzia statunitense che vigila sulla sicurezza dei trasporti.
Il velivolo sarà utilizzato, nelle intenzioni della società fondata da Mark Zuckerberg, per portare la connessione a Internet nelle zone più remote e impervie del pianeta. Dell’incidente – si tratterebbe di un cedimento strutturale avvenuto durante la fase di atterraggio del drone – non si era finora saputo molto: l’azienda, prima che Bloomber pgortasse alla luce l’avvenuto, aveva parlato di “successo della prima prova di volo di Aquila”, segnalando poi il 21 luglio il “cedimento”, senza però specificare dell’indagine aperta dall’Ntsb.
La compagnia, spiega un portavoce di Facebook a Mashable, ribadisce comunque il successo del test, che non ha avuto “nessun grosso risultato inaspettato”. La Ntsb dal canto proprio ha spiegato che richiede a tutti gli operatori di droni di segnalare ogni incidente e che praticamente ogni ‘evento’ finisce sotto indagine se il velivolo supera un certo peso e riporta danni considerevoli.
Aquila ha un’ampiezza alare maggiore di quella di un Boeing 737 e pesa un terzo di un’auto elettrica. La metà della massa è appannaggio delle batterie: il drone sfrutta l’energia solare e a un’altitudine di 60 mila piedi, consumando quasi quanto tre asciugacapelli.