TELCO VS OTT

Fair share, prima sentenza in Europa: Meta deve decine di milioni a Deutsche Telekom



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Secondo il tribunale di Colonia il traffico dati generato sulla rete Tlc va adeguatamente pagato per consentire la sostenibilità del business. Respinto il ricorso della società di Zuckerberg. La decisione rappresenta una pietra miliare nell’ambito del dibattito europeo su ruolo e peso degli over the top nella partita delle reti ultrabroadband

Pubblicato il 15 mag 2024



reti veloci 4

Gli over the top devono pagare il servizio di trasporto dei dati sulle reti delle telco, se così è stato stipulato tra le parti. Questa la sentenza della corte di Colonia sulla causa tra Deutsche Telekom e Meta: il giudice ha deciso che la società proprietaria di Facebook deve pagare all’operatore tedesco decine di milioni di euro come fee per il transito dei dati sulle sue reti, onorando il contratto esistente (pur se rescisso da Meta).

Il tribunale, che è specializzato in questioni di concorrenza, ha respinto le argomentazioni di Meta secondo cui Deutsche Telekom avrebbe abusato del suo potere di mercato imponendo tariffe eccessive. Il giudice non ha specificato se il costo del servizio della telco fosse giusto e ragionevole, ma ha stabilito che Meta deve pagare le fatture degli ultimi tre anni, secondo quanto riporta MLex.

“La sentenza conferma che Deutsche Telekom può in linea di principio esigere il pagamento per un servizio di valore come il trasporto dati in quanto è la base del modello di business delle grandi società di Internet“, ha dichiarato la telco.

La decisione del tribunale di Colonia si inserisce nel più ampio dibattito europeo sul cosiddetto fair share, l’equa condivisione dei costi delle reti in banda ultralarga necessarie per trasportare velocemente grandi quantità di dati, in buona parte generati – puntualizzano le telco – dagli utenti delle aziende over the top. Ma fino a che punto è giusto far pagare il servizio di transito?

La sentenza: Meta deve pagare il traffico dati sulle reti di DT

Il caso (numero 33 O 178/23) si concentra su una specifica tariffa per i servizi di transito dati più che sul “peering” in generale, ovvero l’interconnessione diretta tra due reti per scambiare traffico. La relazione tra Meta e DT è, in particolare, di “paid peering”, in quanto le due reti scambiano traffico tra loro a pagamento.

Deutsche Telekom ha insistito affinché Meta pagasse il servizio di interconnessione diretta, che ha continuato a fornire anche se Meta ha rescisso il contratto. Ma Meta ha sostenuto che il contratto non è valido, perché Deutsche Telekom – hanno detto i legali della big tech – abusa del suo potere di mercato addebitando tariffe eccessive. La società Ott ha indicato di non aver bisogno del servizio di trasferimento diretto fornito da Deutsche Telekom, perché ha investito miliardi di euro in cavi sottomarini, data center, peering indiretto attraverso reti di distribuzione dei contenuti e infrastrutture di caching.

Il tribunale, tuttavia, non ha trovato che Deutsche Telekom abusi del suo potere di mercato addebitando tariffe eccessive per la gestione del traffico dati sul suo backbone internet e ha imposto a Meta di onorare il contratto sulle tariffe di paid peering.

“Siamo sostanzialmente in disaccordo con la decisione odierna, poiché riteniamo che le affermazioni di Deutsche Telekom siano infondate, e stiamo quindi valutando tutte le opzioni procedurali”, ha detto un portavoce di Meta.

Concorrenza, scontro tra social media e operatori di rete

Il tribunale di Colonia ha considerato il diverso potere contrattuale delle due società sul mercato dei servizi di transito dati Ip, la posizione dominante di Meta nei social network e la sua designazione da parte del Bundeskartellamt come azienda con “un rilievo fondamentale per la concorrenza sui mercati”. La questione è se Deutsche Telekom riuscirà a eguagliare – o controbilanciare – la forte posizione di mercato di Meta derivante dalla dipendenza dei suoi utenti dai suoi servizi in Germania.

Meta potrebbe avere un potere di mercato così forte da reindirizzare il proprio traffico senza fare affidamento sui servizi di transito della rete di Deutsche Telekom, come hanno puntualizzato i legali dell’azienda americana. Deutsche Telekom ha, infatti, sostenuto di non avere potere contrattuale, perché Meta potrebbe fare affidamento su percorsi indiretti per raggiungere la sua dorsale Ip. Ma ciò potrebbe comportare un degrado dei servizi Instagram, Facebook e WhatsApp, mentre Deutsche Telekom – hanno affermato i suoi legali – vuole garantire ai propri clienti finali servizi di alta qualità con interconnessioni dirette da Meta.

“Il caso giudiziario mostra come Meta stia usando il suo potere contrattuale per promuovere i propri interessi commerciali contro Deutsche Telekom, visto che non intende pagare un centesimo per un servizio di grande valore”, ha dichiarato la telco.

Meta respinge ogni accusa di un abuso di posizione nei social media, affermando di operare in un ambiente estremamente competitivo. Anzi, la big tech ha evidenziato come Deutsche Telekom detenga circa il 40% del mercato tedesco della banda larga grazie al suo notevole potere contrattuale sulle tariffe di transito.

Il dibattito sul fair share

Resta aperto il dibattito su quanto gli over the top siano responsabili dell’uso intensivo della larghezza di banda internet e in che misura debbano pagare i costi di rete degli operatori di telecomunicazioni.

La Commissione europea stima che il settore delle Tlc abbia bisogno di “almeno” 200 miliardi di euro per gli investimenti di rete necessari a sostenere questo boom del traffico. Da parte loro le telco affermano che le aziende tecnologiche dovrebbero contribuire a finanziare i costosi upgrade delle reti, visto che Meta, Google, Amazon, Microsoft, Apple e Netflix rappresentano oltre il 55% di tutto il traffico dati globale. Al momento, però, le big tech non contribuiscono in modo equo (il cosiddetto fair share) per migliorare le reti e raggiungere gli obiettivi di connettività dell’Ue per il 2030.

Il punto di vista delle aziende tecnologiche è che imporre tariffe basate sulla quantità di dati che circolano attraverso le reti di telecomunicazioni violerebbe le regole di neutralità della rete dell’Ue, che vietano agli operatori di telecomunicazioni di bloccare o dare priorità a determinato traffico internet.

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