La querelle fair share continua attenere banco: dopo la presa di posizione su fronti opposti da parte di Urso e Butti, uno a favore l’altro contrario al contributo delle big tech per l’implementazione delle reti e delle infrastrutture di comunicazione elettronica, ora entra in campo Forza Italia, che in un emendamento a prima firma del capogruppo di FI al Senato Maurizio Gasparri al decreto fiscale depositato in commissione Bilancio a Palazzo Madama, si schiera proprio a favore della compartecipazione finanziaria.
In base all’emendamento “entro novanta giorni dall’entrata in vigore” della norma “l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni avvia un procedimento per l’individuazione dei criteri di riferimento per la determinazione dell’ammontare della contribuzione per l’utilizzo delle reti, tenendo conto, tra l’altro, delle previsioni di traffico, dei costi sostenuti per investimenti tecnologici e infrastrutturali da entrambe le parti e dei benefici economici derivanti, ad entrambe le parti, dalla fornitura dei servizi dei soggetti utilizzatori”.
Urso e Butti: posizioni opposte
Solo ieri, dal palco del Forum nazionale delle telecomunicazioni di Asstel, il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, ha sostenuto con forza la necessità che le big tech contribuiscano ai costi delle infrastrutture di rete per facilitare gli investimenti nel settore delle telecomunicazioni. “Certamente è importante che ci sia una partecipazione ai costi anche per facilitare gli investimenti del settore delle telecomunicazioni da parte di coloro che sempre più usufruiscono di questo servizio”, ha dichiarato Urso, aggiungendo che questa riflessione si è aperta anche a livello europeo.
Al contrario, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alessio Butti, ritiene che riproporre il fair share domestico non sia utile né per gli operatori né per il sistema paese. “Il fair share penso che sia, anche a livello europeo, non dico un feticcio, ma qualcosa che è stato definitivamente accantonato“, ha affermato. La questione dovrebbe invece essere affrontata, ha chiarito, in sede Ue per garantire un approccio coordinato e basato su dati scientifici affidabili. “Non è un caso che la settimana scorsa il governo abbia ribadito che è in corso una sorta di consultazione a livello europeo”, ha sottolineato Butti.
Inammissibili gli emendamenti precedenti
Giorni fa erano già stati dichiarati inammissibili – per estraneità di materia – gli emendamenti al Ddl Concorrenza presentati da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia che chiedevano di introdurre un contributo da parte delle piattaforme digitali per l’utilizzo delle reti.
Le proposte di modifica, sostanzialmente, prevedevano che le grandi multinazionali che forniscono servizi e contenuti online (Ott) paghino un equo compenso per contribuire allo sviluppo e al mantenimento delle infrastrutture di rete. L’obiettivo, quindi, era superare la situazione attuale in cui le big del settore delle telecomunicazioni, nonostante il grande utilizzo di traffico, non contribuiscono a questi costi che, invece, ricadono interamente sugli operatori.
La posizione di Asstel
“È importante che il Governo continui ad agire in ambito europeo per garantire una competizione equa nel mercato digitale assicurando il Level Playing Field tra Tlc e Big Tech, che passa per la revisione della “neutralità della rete” e per la definizione di regole comuni per tutti gli attori del mercato digitale, anche mediante modifiche al Codice delle Comunicazioni Elettroniche – ha dichiarato il presidente di Asstel, Massimo Sarmi, in occasione del Forum annuale dell’associazione. A ciò si aggiunge, in ambito nazionale, il percorso avviato sulla possibile contribuzione delle Big Tech agli investimenti sostenuti dalle Tlc al fine di adeguare le reti alla crescita del traffico dati e sostenere lo sviluppo delle infrastrutture di nuova generazione”.