Dmt, nata come spin-off di Elettronica Industriale e principale
gestore di torri per le comunicazioni radio-tv, vende la sua
divisione tecnologica Dmt System. Benché dall’operazione in sé
l’azienda non incassi nemmeno un euro, il vantaggio che ne
ottiene è comunque “doppio”, si legge su Il Sole 24 Ore: da
una parte si sgrava di debiti per 7 milioni di euro (di cui si
accollerà il compratore); dall’altro deconsolida in bilancio
alcune perdite: nel 2009 la divisione ha chiuso con un rosso di 8,8
milioni. Alla fine, dunque, il beneficio per la società guidata da
Alessandro Falciai, tra minori passività e minor debito, è di
quasi 16 milioni.
Si tratta di una cifra importante, che aiuta a riportare in utile
il bilancio del gruppo: nel 2008 Dmt aveva accusato perdite per
14,5 milioni. L’anno scorso il rosso è sceso a “soli” 4,5
milioni. Proprio il 2009 è stato definito da Falciai “anno di
transizione”: ora il nodo principale da sciogliere è il debito:
142 milioni, circa cinque volte il Mol 2009 di 27 milioni, dai 19
del 2008. Ma l’azienda promette di generare, di qui al 2014, 100
milioni di liquidità.
Da tempo Dmt cercava di dismettere gli asset non redditizi.
Finalmente ha trovato il compratore e si tratta di una sorta di
management buy-out perché a rilevare la Dmt System è l’ex
amministratore delegato della divisione medesima, Giovanni Brenda.
Il business di Falciai ne risulta razionalizzato (e Piazza Affari
ha premiato la manovra): ora Dmt diventa un mero operatore di
infrastrutture di tlc e il mercato apprezza maggiormente le
aziende, specie se Pmi, con una fisionomia ben definita e
riconoscibile.
Questo potrebbe anche facilitare l’eventuale aggregazione di Dmt
con altri soggetti. In una recente intervista al Sole lo stesso
Falciai si era detto disponibile a diluirsi “se si dovesse
presentare un progetto industriale credibile dove la mia società
possa giocare un ruolo di partner industriale”.