AFFAIRE TELEFONICA

Fassina: “Telecom Italia, il governo intervenga”

Il viceministro all’Economia: “Telefonica ha interessi divergenti da quelli di TI”. Baretta: “Golden power garantisce la tutela dell’infrastruttura” Intanto Mucchetti ci riprova con la nuova Opa

Pubblicato il 11 Dic 2013

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”Seguo con grande preoccupazione la vicenda Telecom”. Cosi’ il viceministro all’Economia, Stefano Fassina, secondo cui ”Telefonica sembra avere interessi divergenti da quelli di Telecom”. E aggiunge, ”il governo deve valutare se c’è necessita’ di intervenire con gli strumenti che le leggi nazionali e comunitarie mettono a disposizione”.

Il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta ha detto che “qualora si dovesse profilare un’ipotesi di acquisizione di reti e impianti nel settore delle comunicazioni, la normativa sui poteri speciali può garantire gli adeguati strumenti per la salvaguardia dell’infrastruttura specifica, inclusa l’attivita’ di manutenzione e investimento”. In commissione Finanze della Camera rispondendo a un’interrogazione di Marco Causi (Pd), Baretta ha ricordato che “i decreti di attuazione in materia di esercizio dei poteri speciali (il cosiddetto golden power ndr) sono in fase di emanazione” e attualmente “all’esame preliminare di Parlamento e Consiglio di Stato, dopo aver già acquisito il competente parere dell’Aeeg e Agcom”.

Intanto il Parlamento prova a stringere sulla nuova Opa. ll presidente della Commissione industria del Senato, Massimo Mucchetti, ha ripresentato ieri l’emendamento sul cosiddetto dl Salva-Roma che deve essere convertito in legge dal Senato. Mucchetti insieme ad Altero Matteoli è il primo firmatario della mozione bipartisan, presentata in Senato, riapparsa poi sotto forma di correttivo alla legge di stabilità ma, infine, non inserita nel maxi emendamento.

L’emendamento stabilisce che è tenuto a lanciare l’offerta pubblica d’acquisto chiunque acquisisca, anche attraverso un’azione di concerto, il controllo di fatto della società “qualora la partecipazione acquisita dia diritti di voto inferiori al 30% del capitale ordinario, purché superiore al 15%”. Per “controllo di fatto” s’intende “il potere di nomina, con voto determinante in almeno due assemblee ordinarie consecutive, di un numero di amministratori in grado di esprimere la maggioranza deliberante per le materie di gestione ordinaria”.

Spetterà alla Consob individuare “con cadenza almeno annuale”, le società nelle quali un azionista o un gruppo di azionisti esercitano il controllo di fatto con una partecipazione tra il 15% e il 30 per cento. La nuova disciplina non si applica alle società che capitalizzano in Borsa meno di 200 milioni. Queste, attraverso il loro statuto, possono però modificare la soglia per l’Opa obbligatoria fissandola tra il 20% e il 40 per cento. Secondo Mucchetti la proposta tutelerà meglio il risparmio e che il “floor del 15%» eviterà «effetti discorsivi sugli assetti azionari delle società a capitale realmente diffuso”.

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