L'ACCORDO

Fastweb-Tiscali, smentito il rilancio sulle frequenze

L’azienda sarda nega le indiscrezioni di stampa sulla posta aggiuntiva che sarebbe stata messa sul piatto per i 40Mhz nella banda 3,5 Ghz. La finalizzazione del closing potrebbe arrivare nei prossimi giorni

Pubblicato il 07 Nov 2018

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Nessun rilancio di Fastweb per le frequenze di Tiscali. La società sarda smentisce quanto scritto da Sole 24 Ore secondo cui l’offerta per i 40 Mhz nella banda 3.5 Ghz sarebbe stata arricchita di altri 30-40 milioni di euro, oltre ai 150 milioni concordati. Inoltre la compagnia guidata da Alberto Calcagno, sempre secondo la stampa, avrebbe messo sul piatto “maggiori assunzioni”: oltre ai 34 addetti che già passerebbero da Tiscali sotto Fastweb – come scritto da Corcom – se ne aggiungerebbero altri 10 della sede di Perugia.

In realtà Tiscali precisa in un nota che “non ci sono nuovi elementi da fornire al mercato in merito alla partnership con Fastweb”. In merito ai rumors di stampa “che forniscono presunti dettagli sul closing dell’accordo con Fastweb annunciato lo scorso 30 luglio – scrive l’azienda – Tiscali precisa che l’operazione in corso, che dovrebbe perfezionarsi come precedentemente comunicato entro la fine del mese corrente, prevede la conclusione dell’accordo con gli Istituti di Credito e con Fastweb, oltre all’asseveramento di piano di rilancio di Tiscali stessa”.

Il 30 luglio scorso Tiscali e Fastweb hanno siglato un preaccordo finalizzato al rafforzamento della partnership strategica avviata con l’accordo firmato il 5 dicembre 2016. Attraverso questa operazione Fastweb acquisirà l’infrastruttura di rete Wireless di Tiscali (FWA) e la piena titolarità dello spettro 3.5Ghz di Tiscali; Tiscali avrà pieno accesso all’infrastruttura di rete a banda larga Fastweb basata su fibra e continuerà a commercializzare i servizi Lte Fixed Wireless ai propri clienti sull’infrastruttura FWA grazie a un accordo wholesale con Fastweb.

Il Mise attualmente non ha però ancora formalizzato il proprio ok alla proroga delle frequenze. La mancata finalizzazione metterebbe a rischio l’accordo Fastweb-Tiscali o aprire la porta a una serie di revisioni: come un eventuale ritocco al rialzo delle tariffe per l’estensione dei diritti d’uso. Ma secondo quanto risulta a Corcom la firma potrebbe arrivare nei prossimi giorni.

A questo riguardo è previsto per il 20 novembre un incontro al Mise con Tiscali e le rappresentanze sindacali (la presenza di Fastweb non è ancora stata assodata): secondo gli accordi finora sottoscritti Fastweb dovrebbe riassorbire circa 50 dipendenti Tiscali (oltre ai 34 previsti, altri 10 su Perugia).

La questione coinvolge fronti economici e sindacali. In ballo una banda di frequenze particolarmente pregiata per il 5G, la 3,4-3,6Ghz: gli incassi stellari dell’asta sono dovuti proprio alla competizione accesissima che si è scatenata tra gli operatori per aggiudicarsi i 4 lotti battuti nella banda 3,4-36 Ghz che, da sola, ha fruttato allo Stato complessivamente 4,3 miliardi: due blocchi da 80 Mhz sono stati presi da Tim e Vodafone, mentre i due più piccoli, da 20 Mhz, sono andati a Wind e Iliad.

Ma attenzione: competizione accesa anche grazie al fatto che non tutta la banda era stata battuta all’asta. Una porzione era stata tenuta fuori perché, appunto, in mano a una serie di piccoli operatori – Aria (controllata da Tiscali), Linkem, Mandarin – oltre che da Tim, fino al 2023, che nel 2017 (ben prima della legge finanziaria 2018 che aveva disegnato l’asta 5G) ne avevano chiesto la proroga per altri 6 anni. Proroga orientativamente concessa a tutti, tranne che a Tim per motivi antitrust. Con la proroga scattano una serie di operazioni: a luglio Fastweb si accorda con Tiscali per entrare in possesso dei 40 Mhz “prorogati” fino al 2029 per 150 milioni. Un’operazione apparentemente win win: per Fastweb che in questo modo potrebbe assicurarsi un posto nella preziosa banda “pioniera” e concorrere all’asta senza svenarsi (si aggiudicherà un solo blocco nella banda millimetrica). Ma anche per Tiscali, società in allarme rosso, che dall’accordo con Fastweb può ricevere una boccata d’ossigeno e pensare di mettere al riparo almeno una parte dei propri 600 dipendenti, un concentrato di professionalità “pregiate” nel settore delle Tlc.

L’operazione non va giù a tutti. A scoppio ritardato le telco si accorgono del vantaggio colto da Fastweb che per 150 milioni entra in possesso di frequenze adiacenti a quelle pagate a caro prezzo con l’asta. E minacciano ricorsi. Le prime crepe c’erano già state, come scritto da Corcom, nell’interrogazione presentata dal senatore 5 Stelle Elio Lannutti al ministro Di Maio: l’estensione dei diritti d’uso delle licenze in mano agli operatori “wimax” ha privato lo Stato, accusava l’interrogazione, di “un introito valutabile attorno ai 4 miliardi di euro”. Affermazione forte che però non tiene conto dei numerosi fattori alla base del meccanismo d’asta.

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