I due dipendenti Fastweb che, secondo quanto dichiarato da Nicola
Di Girolamo davanti ai pm, erano a conoscenza dell’illiceità,
sono stati licenziati. A sottolinearlo una nota diffusa da Fastweb.
L’allontanamento di Giuseppe Crudele e Bruno Zito – questi i nomi
dei due manager coinvolti nell’inchiesta su frode e riciclaggio –
era già stato annunciato dall’Ad di Fastweb nella conferenza
stampa dello scorso 24 febbraio.
Durante l’interrogatorio del 9 marzo, oltre a Zito e Crudele per
Fastweb, Di Girolamo fa i nomi di Stefano Mazzitelli, l'ex
responsabile dell'Area regioni europee, Massimo Comito, e
l'ex responsabile del Carrier sales Italy, Antonio Catanzariti,
per Telecom Italia Sparkle (Tis). Questi manager sarebbero le
persone con cui Carlo Focarelli (la mente finanziaria della truffa
da 365 milioni ai danni del fisco, secondo gli inquirenti, ndr)
diceva di avere contatti operativi per le operazioni di traffico
telefonico "ed immagino proprio – ha detto – che fossero a
conoscenza della illiceità delle operazioni”.
Nel verbale dell'interrogatorio, in relazione
all'operazione “Traffico telefonico” Di Girolamo afferma:
"All'interno di Fastweb e Tis vi erano dirigenti ben
consapevoli della illiceità delle operazioni che dovevano
consentire di accumulare grosse some di denaro frutto
dell'attività illecita attraverso il meccanismo della frode
dell'Iva". Per l'ex senatore del Pdl "queste
operazioni consentivano alle società telefoniche di aumentare in
maniera rilevante il fatturato e di avere dei margini
apparentemente legali di guadagno che giustificavano
commercialmente le operazioni stesse". Quanto
all'operazione “Phuncard”, l’ex senatore spiega ai pm che
sa del coinvolgimento di dirigenti Fastweb di cui però dice di non
conoscere i nomi.
I dirigenti sapevano, “erano consapevoli delle illiceità delle
operazioni”. Operazioni che –-si legge nel verbale
dell’interrogatorio “dovevano consentire di accumulare grosse
somme di denaro frutto dell' attività illecita attraverso il
meccanismo della frode dell' Iva”. Di Girolamo ha anche
parlato del suo “compenso” per il lavoro reso la gruppo
capeggiato da Gennaro Mokbel. “In realtà – precisa l'ex
senatore – secondo la decisione di Gennaro Mokbel di tale compenso
doveva rimanere come fondo comune per l'acquisizione di
partecipazioni in una Holding costituita a Singapore, la società
contenitrice Runa, la somma di 2,5 milioni. Mentre ho ricevuto come
quota personale la somma complessiva di 1,5 milioni che mi è
pervenuta sulla società Gis”.
Per quanto riguarda la cifra totale della truffa all'Iva,
invece, si aggirava “sostanzialmente intorno ai 360 milioni di
euro”.
“Di tale somma – continua il verbale – a dire del Mokbel, circa
140 milioni erano divisi tra il cosiddetto 'gruppo Mokbel',
il cosiddetto 'gruppo Focarelli' ed il cosiddetto
'gruppo degli inglesi'. La restante parte, depurata dei
costi di gestione dell'intera operazione e dal profitto
apparentemente lecito che doveva essere 'guadagnato' dalle
società – che altrimenti non avrebbero avuto ragione di effettuare
quelle medesime operazioni commerciali – era il profitto illecito
dei dirigenti delle società telefoniche Fastweb e Telecom Italia
Sparkle direttamente coinvolti nelle frodi”.
Di Girolamo afferma di non essere in grado di precisare “le
modalità di divisione e di erogazione di tali somme illecite che
spettavano ai dirigenti delle società telefoniche”. Infine
l'ex senatore ricostruisce la struttura dell'organizzazione
criminale: 'ideatore delle operazioni sotto il profilo tecnico
e delle relazioni all'interno delle società telefoniche era
l'imprenditore Carlo Focarelli il quale, per la compiuta
realizzazione delle stesse, necessitava del Mokbel per la
predisposizione degli assetti societari e personali necessari alle
frodi e al reimpiego”.