ANTEPRIMA CORCOM

AccessCo, Cdp non avrà la maggioranza dei consiglieri ma un Presidente esecutivo

L’Amministratore delegato sarà di nomina Tim e nel cda non ci saranno membri “sbilanciati”. La “terzietà” sarà garantita grazie alla condivisione sul fronte dell’elaborazione delle strategie e su quello operativo. C’è già l’intesa

Aggiornato il 30 Ago 2020

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Nessuna maggioranza per Cassa depositi e prestiti nel Cda di AccessCo, la newco wholesale delle reti a cui lavorano Tim e Cdp. È quanto risulta a CorCom. Tim e Cassa depositi hanno già definito in un memorandum di intesa l’organizzazione della governance che dovrebbe essere “approvato” nel corso dei rispettivi cda iniziati nel pomeriggio e ancora in corso (nel momento in cui si scrive).

Sempre secondo quanto risulta a CorCom spetterà a Tim la nomina dell’amministratore delegato di AccessCo mentre a Cdp quella del Presidente che sarà esecutivo e avrà dunque pieni poteri. Entrambi i vertici dovranno essere approvati reciprocamente. Riguardo alla composizione del consiglio Cassa depositi non avrà più membri di Tim ma lo schema contenuto nel memorandum prevede una rappresentanza tale da garantire la terzietà e poteri sia sul fronte dell’elaborazione delle strategie sia su quello operativo.

Riguardo alla partecipazione di Cdp nel ruolo di azionista la questione non sarebbe all’ordine del giorno dei cda: in casa Tim il cda è chiamato a esprimersi sull’offerta del fondo americano Kkr che punta a una quota del 37,5%-38% (il 4,5% sarà in capo a Fastweb attraverso il conferimento degli asset di Flash Fiber) della newco wholesale di Tim FiberCop e il 58% andrebbe dunque a Tim. L’eventuale discesa in campo di Cdp nel ruolo di azionista dovrà necessariamente essere condivisa con Kkr: il fondo americano dovrebbe “rinunciare” a parte della sua quota per fare spazio al new entrant consentendo comunque a Tim di mantenere la maggioranza. Da capire anche la posizione di Vivendi che finora non si è mai espressa pubblicamente.

Per mandare avanti il progetto di rete unica bisognerà poi sciogliere il nodo Open Fiber: se Enel deciderà di cedere il suo 50% al fondo Macquaire il principale ostacolo sul cammino sarà rimosso, ma al momento si tratta solo di indicrezioni. L’operazione dovrà in ogni caso passare al vaglio delle autorità nazionali – Agcom e Antitrust – nonché della Commissione europea.

Articolo originariamente pubblicato il 21 Nov 2024

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