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Fibercop tiene a battesimo Enercop. Ipotesi rebranding, per la Borsa tempi non maturi



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L’annuncio dell’Ad Ferraris: la energy newco punta a sviluppare una capacità autoproduttiva e di stoccaggio nei siti dove la wholesale company è già presente. Avanti sulla collaborazione con Open Fiber

Pubblicato il 30 ott 2024



Luigi Ferraris AD FiberCop

”La transizione digitale implica lo sviluppo di connettività e di data center sempre più sofisticati: queste macchine consumano tantissime energie. Google parla addirittura di avere dei mini impianti nucleari in prossimità di grandi centri di calcolo. È una sfida che dobbiamo raccogliere anche noi”. Lo ha detto Luigi Ferraris, amministratore delegato di Fibercop, la società derivante dall’incorporazione della rete fissa di Tim controllata da un gruppo di investitori guidati dal fondo Kkr che comprende il ministero dell’Economia e delle Finanze del Governo italiano, Abu Dhabi Investment Authority, Cpp Investment e F2i.

Intervenendo ieri all’evento ‘Adnkronos Q&A ‘Trasformazione green, investimenti e strategie‘, al Palazzo dell’Informazione di Roma, Ferraris ha tenuto a battesimo la newco dedicata alla gestione energetica del gruppo. “Abbiamo recentemente creato una società, Enercop, che si occuperà di energia con l’obiettivo di sviluppare una capacità autoproduttiva nei siti dove siamo già presenti, oltre che di stoccaggio. Come Fibercop abbiamo una presenza capillare sul territorio grazie al lancio di questa startup che nasce da Tim: 20mila persone, 25 milioni di fibra già esistente sparsa sul territorio, 10mila uffici centrali che sono snodi in telecomunicazioni. Abbiamo la possibilità di creare questi grandi centri di calcolo, sviluppare della capacità di autoproduzione di energia, essendo noi i secondi consumatori in Italia”, ha spiegato il manager, che ha poi approfondito la strategia su cui si muoverà il gruppo in base al nuovo piano industriale, atteso per il primo trimestre 2025.

Rispettare e accelerare le tempistiche previste dal Pnrr

Per Fibercop “l’obiettivo numero uno è quello di creare una squadra, un team, facendo leva sulle competenze che ci sono state trasferite facendo in modo che si sviluppi l’identità di una nuova realtà che sicuramente dovrà giocare un ruolo chiave nel Paese- Abbiamo un patrimonio di 20mila persone, con le competenze relative: è il punto di partenza fondamentale. La priorità, in continuità con gli impegni già presi da Tim, riguarda il rispetto, e possibilmente l’accelerazione, delle tempistiche previste dal Pnrr. Gli ultimi dati pubblicati da Infratel ci dicono che al 30 settembre noi siamo assolutamente in linea con gli obiettivi di portare la fibra nelle regioni che ci sono state assegnate entro il 30 giugno”, ha detto Ferraris, precisando che “al 30 settembre eravamo al 96% delle milestone previste al 30 giugno e intorno al 40% del totale da fare se ci proiettiamo rispetto a giugno 2026. Siamo in linea anzi leggermente meglio, rispetto agli obiettivi del 2026 non ci sono ritardi”.
Quanto al concorrente Open Fiber, “la collaborazione è sempre aperta, dobbiamo ricordare che siamo due operatori wholesale, dobbiamo rispettare una serie di regole, ma se ci sono possibilità, da parte nostra, c’è disponibilità”.

Fibercop ha come riferimento il piano di acquisizione sottoscritto “dai nostri investitori, stiamo lavorando a un piano che tenga conto del piano di investimento dei soci e ci dia una prospettiva industriale a complemento”. In questo contesto “vi saranno assunzioni”, e il rebrandig “è un’ipotesi che stiamo valutando”, mentre per quotarsi in borsa “è troppo presto”.

Gli investimenti nel breve termine e il tema della sostenibilità

“Un elemento improntate è che, a un mese dalla costituzione, il Cda ha approvato un piano di investimenti per la seconda parte dell’anno pari a 1,4 miliardi di euro”, ha continuato Ferraris. “Un grande lavoro da portare a termine è poi il distacco da Tim, cosa complessa. Ci stiamo poi concentrando sul piano industriale in modo da parte avere attorno al business plan di acquisizione anche una visione industriale di più lungo periodo, sul dove si posizioni questa grande realtà”.

In questo contesto ”gli investimenti in sostenibilità sono ancora in valutazione, però certamente quando parlo di diventare autoproduttore di energia parlo di numeri che possono arrivare a 300-400 MW di capacità installate, rinnovabili e distribuite sul territorio. Quando parliamo di sostenibilità penso agli investimenti nell’ottimizzazione, nell’utilizzo degli spazi, di efficienza energetica dove si può arrivare a risparmiare un 20-25% dei consumi che noi abbiamo. Penso anche a investimenti che possano portare all’utilizzo dell’energia rinnovabile prodotta in modo efficace e efficiente, quindi stoccaggio di energia con batterie”.

Alla base di qualsiasi progetto sostenibilità, per Ferraris, c’è l’innovazione. “Abbiamo l’ambizione di creare una sorta di ‘digital twin’ della nostra rete. Ci stiamo attrezzando per digitalizzarci e quindi avere la possibilità di disporre di un database relativo alla nostra rete ai nostri clienti, in modo da poter avere quella capacità di fare una manutenzione predittiva o uno sviluppo commerciale molto mirato e molto efficace. Ci vorrà del tempo, ma anche questi sono investimenti in sostenibilità”.

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