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Fibercop, Tim notifica il progetto alle Autorità. Si va verso consultazione pubblica

Il dossier sul tavolo di Agcom. E sarà inviato anche all’Antitrust e alla Commissione Ue, ma non si ravvisano particolari profili di contestazione. Su AccessCo la strada è ben più lunga, ma non sarà il “monopolio” la questione, quanto la logica del co-investimento, i vincoli e le eventuali sanzioni in capo al nuovo soggetto

Pubblicato il 02 Set 2020

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Si apre l’iter procedurale del progetto FiberCop, la newco wholesale a cui ha dato il via libera il cda di Tim. La newco vede in campo Tim con il 58%, il fondo americano Kkr con il 37,5% (a seguito dell’offerta da 1,8 miliardi di euro sulla rete secondaria) e Fastweb al 4,5% (attraverso il conferimento degli asset in FlashFiber, la joint venture già in essere con Tim). Secondo quanto risulta a CorCom il progetto sarà notificato fra oggi e domani all’Autorità delle Comunicazioni. Sul fronte Antitrust, a livello nazionale e in sede europea, le due Autorità dovranno decidere se l’accordo si configuri come un’intesa o come una concentrazione di sorta sulla base del Regolamento Merger.

L’Agcom, sempre secondo quanto risulta sempre a CorCom inizierà a lavorare subito sul dossier, passando poi la palla al nuovo Consiglio (è ancora attesa la nomina del Presidente dell’Autorità) e deciderà se avviare o no una consultazione pubblica ed esaminando la proposta attenendosi a quanto prevede il “vecchio” Codice delle Comunicazioni (l’Italia non ha ancora recepito la nuova versione e dovrà farlo entro dicembre). L’ipotesi più probabile è che si dia la parola al mercato, dopodiché sarà l’Autorità italiana con il nuovo board, a interfacciarsi con l’Europa per mandare avanti l’iter di approvazione sul fronte della regolazione.
Sul fronte Antitrust l’operazione non dovrebbe trovare alcun ostacolo a meno che si consideri una “concentrazione”  in chiave anti-competitiva la nuova alleanza Tim-Fastweb (i due operatori verticalmente integrati che hanno quote nella newco). Ma è altamente improbabile visto che l’alleanza era già in essere attraverso Flash Fiber e che il memorandum di intesa siglato fra Tim e Tiscali in ottica anche di co-investimento sgombra il campo da ipotesi di “ostacolo” alla concorrenza.

Riguardo ai riflettori che si sono accessi su AccessCo, la newco di là da venire a cui lavorano Tim e Cdp e che punta all’integrazione di Open Fiber molte ipotesi stanno affiorando, alcune “peregrine” sul fronte dello scenario che andrebbe a configurarsi. Premesso che è davvero prematuro immaginare qualche configurazione concreta assumerà il veicolo nel caso di conferimento di Open Fiber – ad esempio non è chiaro il ruolo di Cdp (sarà azionista o siederà solo nel cda per la gestione della governance?) – l’allarme lanciato anche attraverso i media sul pericolo di un ritorno al monopolio appare “incomprensibile” considerato che la rete di Tim è già considerata un “monopolio” (con l’eccezione di Milano che potrebbe essere re-inclusa negi obblighi regolatori di Tim) cioè una essential facility unica su base nazionale al punto da essere soggetta a regolazione ad hoc per garantire parità di accesso ai concorrenti attraverso tariffe specifiche (prezzi massimi di accesso) e il meccanismo dell’equivalence of input. Agcom già quindi riconosce l’esistenza del monopolio perché la rete non sarebbe mai davvero replicabile dai concorrenti e impone già rimedi assai stringenti sui prezzi massimi di accesso e sulla non discriminazione.

L’integrazione di Open Fiber dunque non avrebbe un effetto addizionale in sé in sul potere di mercato esercitabile da Tim sul mercato dell’accesso in questo tipo di scenario, semmai il nodo da sciogliere sarebbe quello della garanzia degli investimenti da parte di un soggetto “univoco”, meno stimolato a causa di minore pressione della concorrenza (Open Fiber ha rappresentato per Tim il primo vero competitor sul fronte infrastrutturale considerato il peso del progetto nelle aree bianche e anche degli investimenti nelle città). Ma il progetto è stato già messo a punto in ottica di co-investimento – in linea con quanto prevede il nuovo Codice delle Comunicazioni Elettroniche.

Di qui la necessità di impegni vincolanti in capo alla futura AccessCo, da parte dell’antitrust ma anche e soprattutto da parte di Agcom, ad esempio attraverso sanzioni nel caso del mancato rispetto della roadmap di copertura del territorio e la “minaccia” di imporre una separazione strutturale. È su questo punto che lo Stato e che le Autorità giocano un ruolo chiave. La stessa Antitrust potrebbe rilevare dei profili “anticoncorrenziali” non tanto relativamente alla “concentrazione” fra Tim e Open Fiber ma proprio in merito alla eventuale capacità del soggetto unico di andare a garantire la competizione di mercato (se gli investimenti non saranno davvero effettuati i concorrenti non potranno accendere i servizi per i loro clienti). Ma anche il questo caso saranno la governance e gli impegni presi a fare la differenza.

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