LO STUDIO

Fibra, il 24% degli italiani vorrebbe passare all’Ftth ma non ci riesce

È quanto emerge dalla Consumer Survey 2023 di Oliver Wyman presentata in anteprima a Telco per l’Italia. La domanda in molte aree del Paese è superiore alla disponibilità di tecnologia. Cresce l’interesse per il 5G e anche la propensione a pagare di più per una migliore connessione

Pubblicato il 15 Giu 2023

oliver home

Se è vero che il 50% dei consumatori italiani dichiara di essere interessato a passare all’Ftth da qui ai prossimi 12 mesi – la media europea si attesta al 43% – di contro il 59% si dice disposto a pagare di più mentre la percentuale europea è del 65%.  È quanto emerge dalla Consumer Survey 2023 di Oliver Wyman (SCARICA QUI IL DOCUMENTO) presentata in anteprima a Telco per l’Italia da Marco Grieco, Partner Responsabile Telecommunications, Media & Technology, South East Europe della società.

La consumer survey, condotta da Oliver Wyman in 9 Paesi nel mondo di cui 5 in Europa, è stata quest’anno elaborata anche per l’Italia, con una survey composta da 62 domande a un campione rappresentativo dei consumatori pari a circa 20.000 utenti.

Ftth, la domanda non sempre incontra l’offerta

In dettaglio, il 30% degli intervistati italiani sarebbe disposto a spendere fino al 5% in più, il 21% fino al 10% e l’8% fino al 20%. Il 27% vorrebbe maggiore performance, ma senza accollarsi costi aggiuntivi, e il 14% dichiara di non avere necessità di upgrade. Ma c’è un dato significativo: il 24% del campione dichiara che la tecnologia Ftth non è disponibile per la propria abitazione. Da qui la domanda sorge spontanea: i grandi investimenti infrastrutturali che gli operatori stanno sostenendo per portare la fibra nelle case degli italiani verrà effettivamente ripagata?

La variabile prezzo nelle offerte Tlc

Sul fronte mobile la conquista di market share degli operatori low-cost non è ancora terminata, anche se sembra arrivato il momento di monetizzare il 5G, specialmente con i giovani: tra i principali motivi del cambio troviamo di sicuro il prezzo, ma trasparenza e qualità iniziano a farsi sentire nella scelta dei consumatori. L’Ftth, sebbene riscuota grande interesse, non è ancora percepito come servizio “premium” tanto quanto nel resto di Europa. Continua la preferenza dei clienti italiani per i canali “tradizionali”, sia per l’acquisto che per l’assistenza; i canali digitali sono meno considerati in Italia rispetto al resto d’Europa.

Quanto conta il prezzo nella scelta dell’abbonamento mobile e fisso

Il costo degli abbonamenti è ancora il primo aspetto considerato nella scelta dell’operatore fisso e mobile in Italia, anche se in misura minore rispetto all’Europa: per il mobile il 54% degli italiani lo ritiene preponderante, contro una media europea del 64%; per il fisso il 47% contro una media europea del 54%. Non brillanti le dichiarazioni sui criteri di scelta connessi alla qualità: nel mondo mobile i consumatori italiani considerano la performance e la copertura come criteri di scelta solo nel 15% di casi, mentre nel fisso va un po’ meglio con il 35% degli intervistati che dichiara di considerare come primo elemento di scelta la velocità, contro una media europea del 26%. I dati fanno emergere come, nonostante importanti mosse verso la “premiumization” dell’offerta il consumatore non ne senta un particolare bisogno, privilegiando offerte più economicamente vantaggiose e ritenute “trasparenti”.

Gli operatori low cost guadagnano mercato

Il mercato mobile in Italia si conferma altamente competitivo. Il 21% degli intervistati che attualmente risultano clienti degli operatori “incumbent” – Tim, WindTre e Vodafone – e intenzionati a cambiare operatore nei prossimi 3 mesi ha dichiarato di voler passare a un operatore “low-cost”, mentre solamente il 14% degli intervistati è intenzionato a migrare in senso opposto, rimarcando la tendenza degli operatori low-cost a guadagnare quote di mercato.

Emerge, inoltre, che il fattore prezzo è dirimente nella decisione di migrazione tra i principali operatori: è infatti riportato come motivo dal 43% degli intervistati. Diversamente, è la ricerca di una maggiore qualità del servizio, indicata nel 44% dei casi, a indirizzare la migrazione dei clienti degli operatori low-cost verso gli incumbent o altri operatori minori.

La lettura dei dati potrebbe quindi suggerire una traslazione delle preferenze di operatori verso gli operatori “minori” o nuovi entranti nel mercato che offrono tariffe economicamente più vantaggiose; ma attenzione: quei clienti resteranno a patto che la qualità percepita rimanga accettabile, pena un tasso di cambio comunque molto rilevante. Gli investimenti di marketing sosterranno in maniera importante la percezione del cliente.

È arrivato il momento di monetizzare il 5G

Il 43% degli intervistati italiani ha dichiarato di essere disposto a pagare di più per il 5G rispetto ad una media del 37% dei consumatori in Europa, tendenza accentuata tra le fasce più giovani dove il 65% dei consumatori italiani intervistati nella fascia d’età 18-24 è disposto a un extra costo alla ricerca di una maggiore velocità. In dettaglio il 24% degli intervistati sarebbe disposto a pagare fino al 5% in più, il 14% fino al 10% e il 4% salirebbe del 20%. Il 21% invece pur dichiarando di aver bisogno di maggiore velocità non è disposto a pagare e il 35% dichiara che la situazione attuale è soddisfacente rispetto alle proprie esigenze. Importante per gli operatori intercettare questa opportunità di valorizzazione dei propri servizi che, però, dovrà essere fatta con una attenta differenziazione della clientela per non incorrere in un “churn” indesiderato.

L’Fwa può essere un’alternativa

Il 47% del campione ritiene che l’Fwa sia una valida alternativa all’attuale connessione a banda larga. La curva in funzione dell’età marcia di pari passo con quella della conoscenza della tecnologia: in media il 40% degli intervistati dichiara di non conoscere la tecnologia, con una quota più elevata tra le fasce d’età superiori e a calare andando verso i più giovani. Si evidenzia quindi l’opportunità per gli operatori di informare maggiormente i consumatori e rendere così più accessibile questa tecnologia che si pone come una valida alternativa all’Ftth che ad oggi risulta essere in ritardo e, spesso, sovra-prezzata.

In Italia si preferiscono ancora i canali tradizionali di vendita

L’acquisto di abbonamenti mobili e fissi via web è meno diffuso che in Europa, dove solamente il 28% degli intervistati italiani dichiara il Web come canale preferito per l’acquisto contro una media europea del 37%. Il canale preponderante per l’acquisto in Italia risulta ancora il negozio fisico, riportato come preferito dal 34% degli intervistati. Rispetto al servizio clienti, il 39% degli intervistati ha dichiarato di preferire un rappresentante telefonico contro una media europea del 31%.

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