LA RICERCA

Fibra o rame? Italiani inconsapevoli ed esposti a offerte ingannevoli

Lo studio di Uli, Utility line Italia: nel Paese non si conoscono le architetture infrastrutturali su cui viaggiano i dati Internet, e questo espone gli utenti a inconvenienti. Vittorio Figini: “Mettere in primo piano la trasparenza commerciale con i clienti”

Pubblicato il 04 Nov 2019

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Gli italiani si occupano poco della propria connessione di rete, e questo li porta a essere esposti, principalmente per ignoranza, a una serie di inconvenienti e di offerte ingannevoli da parte degli operatori. Non conoscere la qualità delle prestazioni di cui possono usufruire i dispositivi né le architetture di rete su cui viaggiano i dati Internet, li mette nelle condizioni di essere vittime di offerte poco chiare. E’ quanto emerge dalla survey “welcome satisfaction” messa a punto dall’internet service provider Uli – Utility line Italia.

Secondo gli ultimi dati Agcom del 2019 – evidenzia Uli – il 95% delle famiglie italiane è raggiunto dalla Adsl, il 67% è coperto da fibra con velocità in download di almeno 30 Mbit/s e  il 35,3% tocca i 100 Mbit/s. Sempre l’Agcom impone di esplicitare, sia nella fase pre che contrattuale, informazioni evidenti e trasparenti circa le caratteristiche dell’infrastruttura utilizzata per l’erogazione dei servizi, arrivando a specificare sigle, sottotitoli e colori.

Seconda la ricerca Uli  il 65,6% degli intervistati dichiara di non conoscere la differenza tra architettura mista Fttc (Vdsl2) e fibra ottica to the home (Ftth) o dedicata, mentre il 33,4% non ne è al corrente e l’1% non risponde. Le cause della migrazione dai precedenti Isp a Uli sono: costi elevati e continui aumenti (34,4%), velocità limitata e diversa da quella stimata (24,4%), chiarezza contrattuale (18,9%), assistenza tecnica carente (10%), qualità audio (8,9%), inadeguata assistenza commerciale (2,4%), non risponde (1%).

“Preoccupa – afferma Andrea Massa, IT Support Manager di UliUtility Line Italia e curatore dello studio – che ci sia una certa confusione tra gli utenti sulle architetture infrastrutturali di Internet e per questo ben vengano le indicazioni dell’Agcom. Non è una questione nominalistica, ma si tratta di chiarezza contrattuale e di prestazione effettivamente a disposizione del cliente rispetto a quanto promesso. Molti utenti hanno vissuto esperienze negative. La più diffusa è quella della fibra ottica fino al cabinet (Fttc), che prosegue in rame fino all’edificio:  nei contratti viene spesso indicata una velocità fino a 100 Mbit/s senza specificare una banda minima garantita.  Altro caso è quello dell’installazione dell’Adsl, in attesa della fibra che non arriverà mai. Oppure ancora, pochi sono informati del fatto che, ad oggi, la fibra mista-rame (Fttc/Vdsl2) e le datate Adsl/Hdsl non consentono ulteriori upgrade di banda come invece è possibile nel caso della fibra (Ftth) e della fibra ottica dedicata”.

“Fin dalle prime connessioni Internet nel 1995 – aggiunge Vittorio Figini, amministratore e fondatore di Uli – la nostra società sposa in pieno la trasparenza commerciale/tecnica con i propri clienti, indicando sempre in fase precontrattuale la tipologia di linea, il profilo commerciale, le velocità stimate di allineamento e la garanzia di banda. In fase di post-installazione, il cliente può analizzare i propri dati grazie al monitoraggio live del traffico generato. In una giungla di proposte commerciali come l’attuale (TV, email, Sms, radio), è importante spiegare al cliente finale la necessità di una connessione di qualità al fine di sfruttare al meglio servizi quali per esempio streaming, telefonia VoIP e cloud backup. In questo senso c’è ancora molta strada da fare, nonostante Internet abbia ormai 50 anni di vita”

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