L'INDAGINE

Fibra ottica, faro della Ue sulle importazioni di cavi dalla Cina

La Commisione apre un’inchiesta per valutare se la vendita in Europa avvenga a prezzi artificiosamente bassi. La procedura avviata dopo un reclamo di Europacable per sospetto dumping

Pubblicato il 25 Set 2020

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Faro della Ue sulle importazioni dei cavi in fibra dalla Cina. La Commissione europea ha avviato un’indagine per valutare se questi vengano venduti in Europa a prezzi artificiosamente bassi.

Il caso emerge in un momento in cui i 27 stati Ue vogliono far diventare la digital economy elemento fondante della ripresa e chiedono maggiore apertura dei mercati cinesi.

Europacable, che ha presentato reclamo a nome dei produttori della Ue, ha riferito che circa 1,2 milioni di chilometri di cavi sono stati installati lo scorso anno, di cui il 15-20% proveniente dalla Cina. Le importazioni cinesi sono aumentate del 150% dal 2016 al 2019, ha comunicato il gruppo industriale.

Le inchieste antidumping della Ue posso durare fino a 15 mesi, ma dazi provvisori possono essere introdotti entro otto. I dazi finali, se imposti, avrebbero una valenza di cinque anni.

I principali produttori della Ue sono l’italiana Prysmian Group, la statunitense Corning e le francesi Nexans e Acome.

I principali produttori di cavi cinesi sono invece Yangtze Optical FC, Hengtong Group, Fiberhome e Futong.

La Commissione ha già portato avanti una serie di indagini relative a prodotti in fibra di vetro provenienti dalla Cina e imposto dazi. Ha inoltre all’attivo 29 inchieste di difesa commerciale, 18 delle quali riguardano prodotti cinesi.

Il caso Prysmian

Intanto la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha pronunciato sentenza in merito all’appello presentato da Prysmian e Prysmian Cavi e Sistemi contro la sentenza del Tribunale dell’Unione Europea del 12 luglio 2018 che, come già comunicato al mercato in pari data, aveva confermato la decisione della Commissione Europea del 2 aprile 2014 relativa all’indagine antitrust nei mercati dei cavi elettrici terrestri ad alta tensione e dei cavi elettrici sottomarini.

Con tale sentenza – fa sapere Prysmian con una n nota – “la Corte ha respinto l’appello presentato dalle società del Gruppo così confermando, fatto salvo quanto dovesse emergere ad esito degli appelli presentati da Pirelli & C. S.p.A. e The Goldman Sachs Group Inc. che sono tuttora pendenti, le responsabilità e la sanzione già previste nella decisione”.

Prysmian ricorda che la Commissione Europea aveva ritenuto Prysmian Cavi e Sistemi, unitamente a Pirelli & C. S.p.A., responsabili dell’infrazione contestata per il periodo 18 febbraio 1999 – 28 luglio 2005 condannandole al pagamento della sanzione pecuniaria di euro
67.310.000,00 e aveva ritenuto Prysmian Cavi e Sistemi S.r.l., unitamente a Prysmian S.p.A. e a The Goldman Sachs Group Inc., responsabili dell’infrazione contestata per il periodo 29 luglio 2005 – 28 gennaio 2009 condannandole al pagamento della sanzione pecuniaria di euro 37.303.000,00.

Il Gruppo Prysmian – conclude la nota – ha fondi accantonati capienti al fine di poter far fronte ai rischi e costi derivanti dalla decisione della Commissione Europea e dalle richieste di risarcimenti danni conseguenti a tale decisione.

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