Nel Regno Unito annunciano la fusione le due società della fibra FullFibre e Zzoomm per dar vita a uno dei maggiori operatori “Altnet” del Paese – un’intesa che potrebbe rispecchiare quanto accadrebbe in Italia con un’eventuale newco Fibercop-Open Fiber (nei giorni scorsi Kkr avrebbe manifestato la disponibilità a discutere con Open Fiber il progetto della rete unica nazionale).
La britannica FullFibre è un fornitore della fibra all’ingrosso ma ha anche una società retail, BeFibre, che agisce da internet service provider per il mercato finale. Anche Zzoomm è un operatore della fibra al cento per cento, in rapida crescita.
Uk, consolidamento sul mercato full fiber
La nuova entità che nasce dal merger servirà privati e imprese, oltre a vendere la fibra all’ingrosso, avrà una delle reti più estese, con 600.000 unità abitative o uffici raggiunti e oltre 65.000 clienti, e si dichiara “ben posizionata per ulteriori attività di M&A”. Il mercato britannico delle Altnet (aziende delle telecomunicazioni che offrono servizi di banda larga sulla propria infrastruttura indipendente) è frammentato e le opportunità di crescita, sottolineano le due società, sono molteplici.
Matthew Hare, ceo di Zzoomm, diventerà executive chairman e James Warner, ceo di FullFibre, sarà ceo di gruppo. Per FullFibre si tratta della seconda fusione, dopo l’integrazione con Digital Infrastructure e BeFibre, e un’altra pietra miliare nella missione di creare un backbone digitale per la Gran Bretagna.
Il nuovo gruppo combinerà due reti e modelli operativi complementari e ciò crea opportunità significative per accelerare la crescita dei clienti attraverso una copertura più ampia, per assicurarsi finanziamenti per nuove implementazioni future e per raggiungere una maggiore efficienza operativa e finanziaria attraverso economie di scala. Inoltre, la partnership migliorerà i servizi all’ingrosso per i fornitori di servizi Internet (Isp), sbloccando nuovi preziosi flussi di entrate.
In Italia attesa per il piano industriale Fibercop
Sul fronte della fibra in Italia cresce l’attesa sul piano industriale di Fibercop e sulla nomina del nuovo amministratore delegato dopo l’uscita di scena di Luigi Ferraris, ad appena sei mesi dalla nomina.
Intanto Kkr starebbe iniziando a studiare il dossier rete unica: il fondo proprietario del 37,8% delle quote di Fibercop avrebbe manifestato la disponibilità a discutere con Open Fiber il progetto.
“Accogliamo positivamente le aperture di Kkr sulle trattative con Open Fiber, in linea con le recenti indiscrezioni di stampa sull’avvio, a partire dal mese di febbraio, di un cantiere per la rete unica, fortemente sostenuto dal Governo”, commentano gli analisti di Intermonte. “Questi sviluppi dovrebbero offrire maggiore visibilità sull’earnout negoziato tra Tim e Kkr, garantendo una finestra di quasi due anni per raggiungere un accordo. Un’intesa tra Fibercop e Open Fiber entro fine dicembre 2026 permetterebbe a Tim di incassare un earnout fino a max 2,5 miliardi (75% delle sinergie industriali) da noi riflesso ad una probabilità del 40% nella nostra Sop (circa 5 centesimi per azione) che ci porta ad un TP di 38 centesimi/azione ordinaria. Una fusione limitata alle sole bianche e grigie non dovrebbe comportare issue antitrust, soprattutto se Macquarie sarà disponibile a rilevare le aree nere di Open Fiber”.