L'ALLARME

Fiom-Fim e Uilm: “Tlc, a rischio 6mila posti di lavoro”

I sindacati lanciano l’allarme in vista del rinnovo dei contratti di manutenzione della rete di Telecom Italia: “Le gare al massimo ribasso danneggiano le imprese. Inserire le clausole sociali per tutelare l’occupazione nei nuovi accordi”

Pubblicato il 20 Nov 2012

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6mila posti di lavoro. Tanti – secondo i sindacati – sarebbero quelli a rischio in vista del rinnovo dei contratti per i servizi di manutenzione e valorizzazione della rete Telecom Italia previsto per dicembre. Ieri i vertici nazionali dei sindacati metalmeccanici, Fiom, Fim e Uilm, che hanno incontrato al Mise i vertici di Assistal, l’associazione delle imprese costruttrici di impianti, hanno messo al centro la questione delle gare al massimo ribasso “che finiscono smepre più spesso – fanno sapere dalla Fiom – nelle mani delle imprese minori” mentre società di punta come Sini, Valtellina, Sielte, Mazzoni, Ceit, Ciet, leot e Site sembrano non essere più in grado di competere perché ‘penalizzate’ dal peso economico del contratti nazionali. “Si tratta di imprese – prosegue la Fiom –che offrono ai loro dipendenti tutte le garanzie del contratto nazionale. Lo stesso non si può dire delle realtà più piccole che, non applicando le dovute tutele contrattuali, competono in maniera scorretta sul mercato”.

Con conseguenze nefaste per i grandi player che devono l’80% del loro fatturato a Telecom Italia:Sirti ha dichiarato mille esuberi su 4mila adetti in totale, mentre i dipendeti di Sielte e Mazzoni beneficiano di ammortizzatori sociali. Molto delicata anche situazione economica di Ceit che ha annunciato la cassa integrazione da gennaio per 300 dipendenti.

La proposta dei sindacati è chiara: bisogna inserire negli appalti Telecom Italia la cosiddetta “clausola sociale” che obbligherebbe i vincitori a riassumere il personale delle aziende uscenti.

“Il settore in 10 anni ha perso 12mila posti di lavoro. Dalle privatizzazioni in poi i lavoratori sono stati costretti a stringere la cinghia. Non possiamo permettere che logiche di risparmio di Telecom portino a un’ulteriore macelleria sociale – commenta Enrico Azzaro, segretario nazionaledi Uilm – Chiediamo con forza la clausola sociale ma vorremmo che le aziende di settore cogliessero anche l’opportunità della diversificazione: agenda digitale, smart city e avanzamento delle reti non solo telefoniche rappresentano delle chance che nessuno può permettersi di ignorare”.

Il tavolo del Mise è aggiornato a metà dicembre.

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