Le dimissioni del presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabé, eliminano la possibilità di un significativo aumento di capitale, che sarebbe stato positivo per il profilo di credito della società. Così sottolinea Fitch, che su Telecom ha rating BBB- con outlook negativo, spiegando che a questo punto un downgrade è possibile in due casi: “se le nostre stime indicheranno un calo del business domestico per il 2014 ancora high-single digit” (fra il 6% e il 9%); “se la società non sarà in grado di portare il rapporto debito netto/ebitda (esclusa Telecom Argentina) in modo sostenibile sotto le 3,5 volte”. L’agenzia di rating spiega che, con le deleghe all’ad Marco Patuano, l’incertezza continua. “Oltre a migliorare il business domestico, riteniamo che le possibili opzioni alternative per rafforzare il business e ridurre il debito potrebbero includere una vendita di Tim Brasil nonché lo spin off della rete. Ma per completare entrambe queste opzioni ci vorranno almeno 6-12 mesi e per questo non serviranno ad alleviare la pressione sul rating di Telecom nel breve termine”.
Anche secondo Equita Sim le dimissioni non risolvono i problemi ancora aperti per Telecom Italia e il rischio di un downgrade dalle resta concreto. Il Cda non ha preso decisioni operative e probabilmente non ne saranno prese prima del board del 7 novembre relativo ai conti del terzo trimestre, sintetizza Equita Sim.
“E’ possibile che Moody`s aspetti fino a quella data, ma non molto oltre, prima di valutare il downgrade del debito di Telecom risultati difficilmente rappresenteranno un catalizzatore positivo. In assenza di un consistente aumento di capitale – uno dei motivi per cui Bernabè non ha completato il mandato – l`unica opzione per Telecom per scongiurare il downgrade a junk sarebbe quindi vendere il Brasile. Valuteremmo Telecom circa 0,8 euro per azione in questa eventualità. Tuttavia ci pare che i tempi saranno necessariamente lenti e nel mentre, tra risultati trimestrali e rischio concreto di downgrade a junk, il newsflow di breve sara’ negativo”, spiega Equita.
Per Banca Akros “le dimissioni di Bernabè non risolvono la questione delle posizioni divergenti sull’aumento di capitale e lo scorporo della rete”, precisano da Banca Akros. Per gli analisti “se è chiaro ciò che il management in partenza non è stato in grado di ottenere (un aumento di capitale e il sostegno per la strategia internazionale, ndr), non è altrettanto evidente quale strategia la nuova governance e la rinvigorita maggioranza del Governo Letta vogliano implementare. Lo scorporo della rete secondo noi probabilmente sarà una priorità, se è confermato che Telefonica non si opporrà più a questa prospettiva, che altri operatori sono moderatamente favorevoli e che l’Autorità è impegnata a stabilire le tariffe sull’unbundling entro fine anno”.
“L’aumento di capitale resta, come alternativa alla cessione di Tim Brasil, un’operazione che diventa necessaria solo in prospettiva di un’integrazione con Telefonica – prosguono gli analisti – Il downgrade di Moody’s può giungere comunque prima che qualsiasi delle soluzioni prospettate diventi fattibile”. Per Akros, ad ogni modo, dopo la fiducia l’azione del Governo Letta potrebbe “diventare più efficace nei prossimi giorni: il percorso sulle decisioni citate sopra comincerà con una decisione sullo scorporo della rete”.
Secondo gli esperti di Kepler Cheuvreux, l’addio di Franco Bernabè rimuove gli ostacoli proprio alla cessione di Tim Brasil che avrebbe un effetto per azione stimabile nell’ordine dei 0,2 euro assumendo una vendita ad multiplo Ev/Ebitda di 6/7. Tra le altre opzioni gli esperti citano lo spin-off della rete, l’incremento degli investimenti in regioni con carenza di fibra ottica e il consolidamento nel business mobile in Italia.
“Siamo ottimisti: Telecom può valere molto di più ed essere una parte migliore dell’economia italiana”, affermano gli analisti di Bernstein in un report. Gli esperti puntano anche loro sulla cessione di Tim Brasil e hanno infatti inglobato le loro aspettative nel modello per la valutazione del prezzo obiettivo. La casa d’affari tiene presente comunque che Telecom è molto dipendente dalla regolamentazione, e ogni cambio dell’ambiente regolatorio potrebbe impattare significativamente “sulle nostre ipotesi di investimento”.