“Non escludo l’accompagnamento finanziario di investitori che credono nella bontà del progetto e nelle possibilità di remunerazione del capitale investito. Uno dei veicoli principali di supporto finanziario per realizzare le nuove reti ultrabroadband potrebbe essere la Cassa Depositi e Prestiti”: lo annuncia il presidente di Findim Marco Fossati in un’intervista al Corriere delle Comunicazioni nella quale delinea le sue strategie qualora l’assemblea degli azionisti di venerdì 20 dicembre revochi l’attuale consiglio di amministrazione di Telecom Italia.
Nel numero del Corriere delle Comunicazioni in uscita lunedì prossimo, Fossati definisce “non necessario” lo scorporo della rete, ma delinea un assetto societario basato su “una holding e tre business unit sottostanti: una per il mobile, compreso Tim Brasil; una per il fisso con dentro la rete e la clientela fissa consumer e business; una per i servizi con clouding e information technology”.
Ciascuna delle tre società operative avrà alla testa un amministratore delegato “con competenze specifiche del settore in cui opera”. Fossati, annuncia anche la volontà di ricercare “alleanze con grandi aziende internazionali” perché Telecom Italia diventi “leader in settori diversi dalle tlc tradizionali”,
Più in dettaglio, Fossati dice di pensare ad “aziende leader nel settore IT, come Hp, Ibm, o Sap. Ci sono molte possibilità per Telecom Italia: cloud, IT, domotica, contenuti video che viaggeranno nelle nuove reti ultrabroadband. Chiameremo attorno al tavolo tutti, senza escludere nessuno”.
Quanto all’ingresso di Findim in F2i, Fossati spiega che esso si tratta di “un fondo ben gestito e con ottime prospettive di remunerazione: è per questo che abbiamo deciso di entrare. Telecom Italia non c’entra”.