“La fusione tra Telecom Italia e Telefonica darebbe un immenso
valore industriale e genererebbe significative sinergie”.
L’azionista di Telecom Marco Fossati (in quota con il 4,9%)
spinge sull’ipotesi di fusione fra le due aziende e annuncia che
sarebbe disponibile ad acquistare azioni Telefonica in caso di
integrazione. Non è la prima volta che Fossati appoggia il
progetto di fusione con una sua “proposta”: “No ad una affare
puramente finanziario. Senza una logica industriale il progetto non
sarebbe accettato dal mercato”, sottolinea Fossati aggiungendo
che “l'operazione deve convincere e premiare tutti gli
stakeholder, come piccoli investitori, i detentori di obbligazioni,
fondi pensione e impiegati”. E, soprattutto, “vanno garantiti
gli investimenti nell'infrastruttura italiana, banda larga
compresa”.
È tornata sul caso Argentina l’Asati, che rappresenta i piccoli
azionisti Telecom. “La questione è di competenza di Telco e di
Telefonica. L'eventuale revoca della licenza dovrebbe
riguardare Telefonica e non una partecipata Telecom Italia”, ha
scritto il presidente Lombardi in una lettera inviata al cda di
Telecom Italia e, per conoscenza, al presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi, al ministro degli Esteri Franco Frattini, al
ministro dell'Economia Giulio Tremonti e ad altri componenti
dell'esecutivo.
“In riferimento alla richiesta di dismissione della
partecipazione di Telecom Italia in Telecom Argentina – si legge
nel testo – Asati da più di un anno (senza risposta) ha posto
all'attenzione dei vertici della società e dei soci Telco come
Telecom Italia non sia assolutamente responsabile dello statu
quo”.
“Pur apprezzando le azioni di resistenza avanzate all' inizio
dell'anno dall'ad Franco Bernabè che hanno consentito al
momento di ottenere un provvedimento favorevole da parte della
Corte d'Appello di Buenos Aires contro la pronuncia
dell'Antitrust locale, Asati ritiene che Telecom Italia sia
chiaramente parte lesa, in assenza di decisioni societarie in
Italia e l'unica società costretta teoricamente a subire
notevoli danni sia nella ipotesi di vendita forzata della propria
partecipazione sia, in maniera paradossale e più consistente, nel
caso della minacciata revoca della licenza a Telecom Argentina o di
nuova nazionalizzazione delle telecomunicazioni del
Paese".
“Invitiamo i vertici di Telecom Italia insieme a tutto il cda, ad
individuare e porre in atto tempestivamente le premesse, qualora il
ministro Julio De Vido insieme al governo Argentino, come riportato
da agenzie internazionali, dovessero adottare un provvedimento
estremo e cioè intimare a Telecom Italia la cessione della
partecipazione in Telecom Argentina entro 30 giorni, in alternativa
ad un Decreto Presidenziale teso alla revoca della licenza, ad
attivarsi nei confronti delle competenti Autorita' Argentine,
anche attraverso il motivato supporto del nostro Governo, affinché
la revoca della licenza riguardi, se del caso,Telefonica. E questo
nell'interesse di tutti gli azionisti di Ti".