“Il Cda di Telecom Italia se ne deve andare a casa”. In occasione del convegno di Asati, Marco Fossati patron di Findim spiega che l’attuale board ha distrutto del valore” invece di crearlo, ribadendo così la sua volontà di contrapporsi all’attuale governance del gruppo telefonico anche se dovesse perdere la “battaglia” che si annuncia nell’assemblea del 20 dicembre. “Forse non avremo i numeri per revocare questo cda, ma siamo qui, vigili, non finisce tutto a dicembre”, avverte. Nel caso l’assemblea optasse per la revoca del cda “vedremo, stiamo valutando come procedere”. “Pare che molti grandi fondi votino per la revoca del Consiglio – sottolinea il manager – La novità di oggi è che anche Iss (Institutional Shareholder services) dà voto favorevole alla revoca di questo Consiglio di amministrazione”.
Riferendosi invece al piano industriale di Telecom Italia, Fossati ha voluto rimarcare le differenze con il suo progetto. “Marco Patuano ha detto che il nostro piano è molto simile al suo, quasi come se glielo avessimo rubato dal cassetto –ha evidenziato – Ma io non credo che converga assolutamente. Per noi – ha aggiunto Fossati – è fondamentale potenziare la rete per poi fare tutto il resto. Se non potenziamo la rete non possiamo creare valore aggregato per l’azienda: bisogna trovare risorse diverse, out of the box, perché ci sono cose innovative che si possono fare a livello tecnologico” come ad esempio lo sviluppo della televisione digitale. La base di partenza però ha concluso Fossati, è che “la rete sia davvero potenziata”.
Sulla possibile cessione di Tim Brasil Fossati avverte che “potrebbe compromettere il futuro di Telecom Italia e obbligherebbe tutti gli azionisti a mettere mano al portafoglio. Ma se si dovesse sacrificare Tim Brasil e si fosse costretti a cederla venderemo cara la pelle e faremo capire la differenza che c’è tra una vendita e una svendita”.
Infine il commento sul lavoro di Franco Bernabè. “Ho fatto delle critiche a Franco Bernabè – ha ricordato – ma devo spezzare una lancia in suo favore: chiunque, anche Steve Jobs, fosse stato al suo posto non avrebbe potuto far nulla perché una visione diversa da Telefonica non avrebbe avuto seguito”.