“In Telecom occorre una svolta industriale e ho cercato esperti che possano confrontarsi alla pari con il vertice aziendale. Non voglio fare battaglie contro nessuno ma, se non intervenivo, l’azienda era venduta. E per due denari”. Lo afferma in un’intervista al Corriere della Sera, Marco Fossati, azionista di Telecom Italia, alla domanda sulla candidatura di Vito Gamberale (Ad di F2i) nella lista Findim. La ha chiesto la revoca del Cda perché “negli ultimi sei anni la distruzione di valore è stata sistematica”.
Nell’assise di venerdì Findim presenterà una lista integrativa in cui ci sono, appunto, Vito Gamberale (attuale numero uno di F2i ed ex direttore generale di Telecom Italia e Ad di Tim), Girolamo Di Genova (Condirettore Generale di Telecom Italia con la responsabilità della Direzione Clienti Business), Alessandro Castellano (Amministratore Delegato di Sace), Franco Lombardi (presidente Asati) e Daniela Mainini (Presidente del Consiglio Nazionale Anticontraffazione).
Fossati è convinto di essere più vicino “alla vittoria di quanto si potesse immaginare ma, anche se non passerà la revoca del consiglio, il solo fatto di avere gran parte dei fondi favorevoli sarà un segnale forte”. ”Anche oggi – assicura – sono disponibile a confrontarmi con Telefonica. Ad una condizione: basta promesse e basta perdere tempo. E’ ora che dimostrino di avere a cuore gli interessi di Telecom Italia e non soltanto i loro”
Sul ruolo di Telefonica dice che “ormai da tempo, abbiamo un concorrente in casa. Risultato? Telefonica è andata avanti diventando protagonista nel mondo. Telecom non ha fatto nulla se non una serie di piani aziendali che, rinunciando allo sviluppo, sono serviti a ridurre i costi per ripagare il debito elevato. Nei giorni scorsi ho presentato le linee di sviluppo del nuovo piano industriale con investimenti nella rete a banda larga in fibre ottiche, alleanze nella telefonia mobile, forniture di servizi ad alto valore aggiunto”. Marco Fossati spiega che “anche oggi sono disponibile a confrontarmi con Telefonica. Ad una condizione: basta promesse e basta perdere tempo. E’ ora che dimostrino di avere a cuore gli interessi di Telecom Italia e non soltanto i loro”.
Sull’opportunità dell’accordo con Cdp, Fossati dice che “Telecom ha bisogno di un aumento importante del capitale, da 3 a 5 miliardi e Cdp potrebbe essere un buon alleato facendo da collante per investimenti di lungo respiro. Anche perché è già presente nelle tlc con Metroweb e la controllante F2i, proprio il fondo guidato da Gamberale. Investire nella rete a banda larga in fibre ottiche è nell’interesse sia di Telecom che del Paese. Telecom ne trarrà vantaggio per sviluppare l’offerta di servizi a valore aggiunto elevato, mentre il Paese avrà infrastrutture adeguate per dare una forte spinta alla crescita delle imprese”.