Fossati: “Telefonica blocca Telecom. Serve un nuovo corso”

Ipotesi di accordo con Assogestioni per strappare agli spagnoli il controllo del cda. No all’aumento di capitale e alla vendita di Tim Brasil. Sì alle partnership con Cdp e Metroweb. Convertibile a 7 anni di 2 miliardi

Pubblicato il 06 Nov 2013

Telco ha ormai finito il suo percorso. Non sto opponendomi a Telefonica ma il suo contributo in questi sei anni è stato solo di limitare strategicamente lo sviluppo di Telecom”. Non ha usato mezzi termini Marco Fossati, numero uno di Findim (terzo azionista di Telecom con il 5%), davanti alla platea degli analisti finanziari (una trentina in tutto) convocati a Londra per la presentazione del “contropiano” per il gruppo di Tlc alla vigilia del cda di domani.

“Telefonica deve convincermi che il suo percorso è positivo: in tal caso sarei il primo a sostenerlo. Ma a me non convince molto”, ha ribadito. Il piano di Fossati, appoggiato dall’Asati (l’associazione presieduta da Franco Lombardi rappresentativa dei piccoli azionisti) è “promuovere una public company”. Ma per farlo “è necessario cambiare statuto, operazione che con questo board non si può realizzare”. Secondo Fossati è necessario un “azzeramento” del consiglio, step preliminare alla modifica dello statuto.

Findim sta lavorando per creare un lista unica da presentare all’assemblea di Telecom (il cda di domani è chiamato a convocare l’assemblea – su richiesta proprio di Fossati e fra l’altro un altro cda sarebbe in calendario il 5 dicembre) e sta dialogando con le Authority per riuscire a farlo. “Sto cercando di fare una lista unica, ma senza fare gruppo – ha detto – non voglio scivolare su una buccia di banana”. Anche Assogestioni – ha detto il manager – sta lavorando ad una propria lista, così come altri soggetti, e l’obiettivo è di convergere su un team unico che dovrebbe poi arrivare a nominare 12 su 15 consiglieri nel board Telecom (superando quindi la rappresentanza di Telco, la holding che ha in pancia la maggioranza di Telecom con il 22,4% di quota). “L’attuale management, board ed esecutivo, non sono indipendenti e non hanno creato valore in questi anni”, ha puntualizzato.

Fossati ha anche dichiarato di non essere interessato a farne necessariamente parte: “Sono un investitore, non un manager. Preferisco che al mio posto ci sia un esperto di clouding o di tecnologia o altro. Non sono un vincitore, ma ho il diritto di difendere le minoranze”.

Riguardo nello specifico al “contropiano” per Telecom, Fossati ha ribadito di essere contrario all’aumento di capitale e alla vendita di Tim Brasil “almeno per il momento”. Ha proposto invece un bond convertibile a sette anni dal valore di due miliardi di euro per il rifinanziamento necessario a sostenere il piano di rilancio, l’azzeramento del dividendo per un anno e la cessione di torri e immobili. “C’è bisogno di un piano
credibile, accompagnato – ha aggiunto – da operazioni come l’intervento di Cdp con investimenti nella rete Ngn e il possibile apporto di Metroweb”. Fossati ritiene che non sia dunque il momento di vendere: “Prima bisogna valorizzare gli asset in modo che siano merce di scambio per altre opportunità”. Telecom “vale 1,5 euro per azione con il giusto piano di rilancio: già la somma delle parti vale quasi un euro, in 2-3 anni può
arrivare a valere 1.5 euro per azione”.

Sul tema degli investimenti è intervenuta anche la Slc Cgil: “Senza uno strumento che rimetta in discussione gli accordi che faranno diventare Telefonica controllore di fatto di Telecom Italia dal 1 gennaio prossimo, ogni discussione sugli investimenti in infrastrutture necessari a rimuovere il gap tecnologico del nostro Paese arrivera’ fuori tempo massimo”, ha dichiarato Michele Azzola nel corso dell’audizione alla Camera sulla vicenda Telecom. ”E’ necessario promuovere il decreto sull’Opa – ha proseguito il sindacalista – e successivamente avviare con Telefonica un negoziato che, partendo da un aumento di capitale a cui far partecipare investitori ‘pazienti’ (Cdp, fondi pensione, assicurazioni vita), sia in grado di produrre uno sforzo significativo per la costruzione della rete di nuova generazione”.

Il Pd chiede l’intervento di Letta: “Il piano industriale Telecom non deve svendere il patrimonio di asset strategici (quindi la rete) e anche di know how e di lavoratori e soprattutto deve immaginare l’intervento di un socio – privato o pubblico che sia – per fare innovazione e investimenti sulla rete. A questo proposito, in commissione Trasporti alla Camera esistono 3 risoluzioni, una delle quali a mia firma, che intendono vigilare su questo processo. E per dare maggior risalto ad una questione di importanza strategica per il Paese abbiamo richiesto la presenza del premier Letta in Aula”. Sono parole di Enza Bruno Bossio, deputato del Pd e componete della commissione Trasporti.

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