France Telecom, Lombard esce ufficialmente di scena

Il manager, in carica dal 2005, è finito nel mirino a causa dell’ondata di suicidi che ha investito l’azienda tra il 2008 e il 2009. Forti critiche anche per l’altissimo lo stipendio accordatogli in qualità di consigliere speciale del Ceo Richard

Pubblicato il 03 Mar 2011

Quasi 60 suicidi in tre anni: un peso troppo gravoso per consentire
a Didier Lombard di restare, pur solo come consigliere,
all’interno del gruppo telefonico numero uno della Francia. Dopo
aver lasciato la carica di Ceo a Stephane Richard nel marzo 2010 e
aver terminato il mandato di presidente in via ufficiale solo dalla
scorsa settimana, Lombard è stato spinto a dimettersi
definitivamente da France Telecom rinunciando anche al ruolo di
consigliere speciale di Richard.

"Nell'interesse di France Telecom, azienda a cui ho
consacrato la maggior parte della mia vita professionale, ho deciso
oggi di rinunciare alla funzione di consigliere che mi è stata
proposta", ha spiegato Lombard in un comunicato. L'ex
dirigente ha anche detto di rammaricarsi "per le sofferenze e
anche le incomprensioni legate al bisogno assoluto di
cambiamenti".

Sulla decisione di Lombard hanno pesato come causa scatenante le
critiche sulla retribuzione che gli è stata accordata nel nuovo
ruolo di consigliere speciale: il ministro francese del Lavoro
Xavier Bertrand si è scagliato contro la decisione di concedere
all’ex Ceo uno stipendio che arrivava fino a 500.000 euro annui.
“Se vogliono che resti, deve essere su base volontaria", ha
detto il ministro.

Ma il vero motivo della cacciata di Lombard è l’ondata di
suicidi che, come noto, ha scosso France Telecom nel 2008-2009 e
cui, dicono i critici, il top manager non ha dato il peso e la
considerazione dovuti. Lombard era diventato Ceo e chairman
dell'operatore telefonico francese a febbraio 2005 portando
avanti una strategia volta a espandere il gruppo a livello
internazionale e il business dei contenuti. Spinto alle dimissioni
da amministratore delegato nel 2010, gli analisti prevedevano che,
una volta terminato il mandato di presidente, l’uscita
dall'azienda sarebbe stata inevitabile.

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