Perché il Governo vuole ritardare il futuro passaggio al 5G? Il parziale recupero del ritardo sulla fibra ottica e l’annuncio della gara unica per la realizzazione e la gestione delle reti a banda ultralarga non devono distrarre dal ritardo innovativo e tecnologico che l’Italia rischia di peggiorare sulla questione delle frequenze 700 MHz. Il rischio è di perdere anche il treno dell’IoT e dell’Industria 4.0 e non possiamo permettercelo.
Mentre infatti Francia e Germania hanno già autorizzato e messo all’asta la banda dei 700 MHz per i servizi mobili, con un ricavo che per i primi si attesta intorno ai 3 miliardi di euro e per i secondi temporaneamente a 1, il Governo italiano in merito alla questione sembra essere ostaggio degli operatori sia dell’audiovisivo sia Tlc. Tanto da prendere una posizione ufficiale nel dibattito Europeo e chiedere il ritardo di 2 anni per attuare il processo di liberalizzazione. Ritardo sul quale gli operatori hanno esercitato una forte pressione.
Perché assecondare le pressioni di questi ultimi ritardando la ricerca, la sperimentazione e l’utilizzo delle nuove reti mobili come il 5G che potrebbero permettere all’Italia all’interno del Mercato Unico di Digitale di provare a recuperare il gap con i paesi del Nord America e dell’Asia?
Stiamo finalmente e faticosamente recuperando il ritardo sulla fibra, perché allora rallentare anche sulla rete mobile? Il 3G è stata la tecnologia che ha trasportato la voce. Il 4G ci consente di intensificare interazioni umane complesse trasferendo voce e dati. Entrambe perseguono la connettività e la velocità e sono legate a dispositivi che sono l’evoluzione del telefono. Il 5G sarà una rete smart che connetterà robot, macchine industriali, veicoli, aerei e droni, elettrodomestici, orologi, qualsiasi oggetto attraverso applicazioni sempre più intelligenti. Il nuovo standard non sarà solo più veloce (almeno 3GB per secondo) o meno latente (ovvero il tempo di reazione), ma più intelligente perché gestirà in modo versatile e sostenibile la capacità di calcolo e comunicazione degli oggetti connessi (più di 200 miliardi nei prossimi anni).
Il ritardo sul 5G e sulle reti mobili a banda ultra larga rischierebbe di far crollare tutti i propositi su Industria 4.0 e IoT, sui quali l’Italia deve puntare nell’ottica di un piano industriale a medio-lungo termine. In fondo siamo ancora il secondo paese per percentuale del settore manifatturiero in Europa e possediamo un know-how a livello di PMI invidiabile. Investire sulle nuovi reti senza perdere tempo significa anche valorizzare questi due aspetti che determineranno il nostro futuro sviluppo.