5G

“Frequenze 700 Mhz, l’Italia rischia di perdere il treno Industria 4.0”

La richiesta di ritardare di due anni la riforma dello spettro europeo trasforma il Paese in freno al processo mondiale verso il passaggio al 5G. E rischia di tornare a rallentare sul fronte innovazione. L’analisi di Giacomo Bandini di Competere.eu

Pubblicato il 31 Mar 2016

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Perché il Governo vuole ritardare il futuro passaggio al 5G? Il parziale recupero del ritardo sulla fibra ottica e l’annuncio della gara unica per la realizzazione e la gestione delle reti a banda ultralarga non devono distrarre dal ritardo innovativo e tecnologico che l’Italia rischia di peggiorare sulla questione delle frequenze 700 MHz. Il rischio è di perdere anche il treno dell’IoT e dell’Industria 4.0 e non possiamo permettercelo.

Mentre infatti Francia e Germania hanno già autorizzato e messo all’asta la banda dei 700 MHz per i servizi mobili, con un ricavo che per i primi si attesta intorno ai 3 miliardi di euro e per i secondi temporaneamente a 1, il Governo italiano in merito alla questione sembra essere ostaggio degli operatori sia dell’audiovisivo sia Tlc. Tanto da prendere una posizione ufficiale nel dibattito Europeo e chiedere il ritardo di 2 anni per attuare il processo di liberalizzazione. Ritardo sul quale gli operatori hanno esercitato una forte pressione.

Perché assecondare le pressioni di questi ultimi ritardando la ricerca, la sperimentazione e l’utilizzo delle nuove reti mobili come il 5G che potrebbero permettere all’Italia all’interno del Mercato Unico di Digitale di provare a recuperare il gap con i paesi del Nord America e dell’Asia?

Stiamo finalmente e faticosamente recuperando il ritardo sulla fibra, perché allora rallentare anche sulla rete mobile? Il 3G è stata la tecnologia che ha trasportato la voce. Il 4G ci consente di intensificare interazioni umane complesse trasferendo voce e dati. Entrambe perseguono la connettività e la velocità e sono legate a dispositivi che sono l’evoluzione del telefono. Il 5G sarà una rete smart che connetterà robot, macchine industriali, veicoli, aerei e droni, elettrodomestici, orologi, qualsiasi oggetto attraverso applicazioni sempre più intelligenti. Il nuovo standard non sarà solo più veloce (almeno 3GB per secondo) o meno latente (ovvero il tempo di reazione), ma più intelligente perché gestirà in modo versatile e sostenibile la capacità di calcolo e comunicazione degli oggetti connessi (più di 200 miliardi nei prossimi anni).

Il ritardo sul 5G e sulle reti mobili a banda ultra larga rischierebbe di far crollare tutti i propositi su Industria 4.0 e IoT, sui quali l’Italia deve puntare nell’ottica di un piano industriale a medio-lungo termine. In fondo siamo ancora il secondo paese per percentuale del settore manifatturiero in Europa e possediamo un know-how a livello di PMI invidiabile. Investire sulle nuovi reti senza perdere tempo significa anche valorizzare questi due aspetti che determineranno il nostro futuro sviluppo.

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