Meno della metà: la base d’asta per la gara sulle frequenze del digitale terrestre è di poco meno di 100 milioni di euro, non di 240 milioni, cifra che era circolata venerdì scorso, subito dopo l’approvazione del provvedimento da parte dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Il testo del regolamento, scrive Italia Oggi, contiene infatti una sorpresa per quanto riguarda il prezzo di partenza dei tre lotti di frequenze, che fatti i calcoli oscilla fra i 30 e i 36 milioni ciascuno contro gli 80 milioni ipotizzati in precedenza. Lo stesso presidente dell’Agcom, Angelo Marcello Cardani in un’intervista a Repubblica venerdì aveva bollato come “plausibile” l’ipotesi prospettatagli di una base d’asta di “4 milioni annui per rete in vendita, per i 20 anni di durata della concessione”, 240 milioni in totale appunto.
Le regole per l’asta frequenze appena votate dal Consiglio Agcom sono in attesa del via libera definitivo della Commissione Ue alla Concorrenza. In ballo due ordini di questioni: la capacità di copertura del terzo lotto messo a gara, tema però già affrontato da tempo e ampiamente risolto con il nuovo “impacchettamento”. E i termini che perimetrano l’apertura del mercato, tema per il quale l’Italia era incorsa nella procedura d’infrazione per la legge Gasparri. “Le nuove regole – scrive il portavoce del Commissario Almunia – saranno esaminate attentamente per verificare se sono in grado di porre rimedio alle violazioni delle norme Ue che hanno portato all’apertura della procedura d’infrazione”.Ma da Agcom fanno sapere che è tutto a posto. Si pensa dunque che il testo definitivo, pubblicato oggi sul sito dell’Autorità (Allegato A e Allegato 1) non subirà “correzioni” dall’Europa.
Intanto si delineano in modo più preciso i confini del processo che verrà avviato dalla gara. “Questa operazione – ha detto oggi il commissario dell’Agcom Maurizio Dècina al Corriere delle Comunicazioni – consentirà l’ingresso a tre nuovi operatori nel mercato televisivo nazionale, che passerà da 19 a 22 emittenti”. Ma non basta: “Consente di accelerare il refarming della banda 700 Mhz, riservando altri 30 Mhz alla banda larga mobile, in special modo per il supplemental downlink dell’Lte. E infine, consentirà di bonificare le interferenze tra televisioni locali e nazionali nonché quelle tra reti nazionali e reti straniere. In definitiva, l’operazione sottesa alla gara apre un processo complessivo di valorizzazione dello spettro frequenziale”.
Una valorizzazione dello spettro che sta a cuore al presidente Cardani, il quale spinge sull’acceleratore per la ristrutturazione dei 700 Mhz (canali 57-60): quattro canali da 8 Mhz ciascuno, un “tesoretto” di 30 Mhz che, in prospettiva, certo non prima del 2016, potranno essere messi all’asta per il “supplemental downlink” dell’Lte. E’ questo l’aspetto più innovativo dello schema di gara approvato dall’Agcom, che sul terreno dei 700 Mhz si allinea (anzi anticipa) quanto prescritto dall’Itu, l’Agenzia internazionale di coordinamento dello spettro radio, che l’anno scorso al summit mondiale sullo spettro radio al Wrc di Ginevra, ha fissato al 2015 la data nella quale le frequenze della banda 700 Mhz potranno essere utilizzate sia per le trasmissioni televisive che per la banda larga mobile.